Abysmal Grief
Misfortune

2010, Black Widow
Doom

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 20/11/10

Gly Abysmal Grief sono una band genovese che da quasi quindici anni porta avanti il proprio credo musicale senza raccogliere i risultati che meriterebbe. Si spera che, in questo senso, il supporto della nostrano Black Widow aiuti questi ragazzi nel diffondere il più possibile la propria musica: il primo passo è questo “Misfortune”, ripubblicato dall’etichetta in questo 2010.

Siamo di fronte a un doom metal funereo, claustrofobico, con grossi rimandi ai primissimi Black Sabbath, Saint Vitus Death SS e qualcosa degli Electric Wizards: è un doom contaminato da corposi richiami al mondo mistico e esoterico, semplice nella struttura, alla lunga un po’ ripetitivo, ma sul discorso della ripetitività tornerò più avanti.
Sei sono le canzoni che i Nostri ci propongono, tutte poggianti su tre elementi fondamentali: le tastiere, le chitarre e la voce di Labes C.Necrothytus. Le keys costituiscono l’ingrediente vitale (anche se parlare di “vitale” per questo gruppo è un po’ un ossimoro) di ogni pezzo degli Abysmal Grief: un tappeto di organo, vero e proprio leader nel dare le sfumature e nel cambiare i toni delle composizioni. Le chitarre di Regen Graves sono impegnate invece a tessere riff cupi e spiraliformi, non particolarmente complessi in termini tecnici ma decisamente efficaci dal punto di vista dell’atmosfera: avvolgenti, pesanti come macigni, monotoni e foschi come una fitta cortina di nebbia, densa e ardua da attraversare; solo talvolta si lanciano in assoli dal sapore quasi psichedelico (caratteristica questa che peraltro era comune anche agli stessi Black Sabbath). Il cantato infine, affidato anch’esso a Labes, si muove su tonalità baritonali profondissime: in alcuni punti può ricordare, per intensità, quello di Fernando Ribeiro (Moonspell), soprattutto nelle sue interpretazioni più teatrali.
Sono due i momenti per me da segnalare, l’iniziale “Ignis Fatuus” e “Crypt Of Horror”, quest’ultima dall’incedere più movimentato rispetto alle precedenti e successive (e posta in una posizione nella scaletta utile a spezzare un po’ il ritmo del disco). Gli altri quattro componimenti non si distinguono più di tanto gli uni dagli altri, con una qualità comunque che rimane sempre buona: l’unica eccezione può essere forse “The Arrival Of The Worm”, momento atmosferico tutto sommato evitabile e che non aggiunge di fatto nulla al resto.

Qualche riga più sopra ho parlato di ripetitività: il disco ne soffre molto, è evidente, ogni brano non varia nella propria struttura se non per piccoli dettagli, basandosi più che altro sulla riproposizione dello stesso riff di continuo (per quanto riguarda la chitarra) o nell’utilizzo di due/tre tappeti tastieristici diversi. Questo può sicuramente costituire un punto a sfavore nella proposta dei Nostri, che può risultare noiosa dopo pochi ascolti. Dal mio punto di vista la monotonia “mortale” che alle volte viene a crearsi è voluta dal gruppo, che la utilizza per sfiancare l’ascoltatore, per portarlo in una sorta di limbo appiccicoso dal quale è difficile uscire: ce lo trascina pian piano, riff dopo riff, gli scava una buca e ce lo seppellisce dentro senza che se ne possa accorgere. In questo senso, nell’idea di fondo che sta alla base del suon degli Abysmal Grief, vedo quasi molte più somiglianze con un “Filosofem” di Burzum o con un album drone dei Sunn O))) che con un qualsiasi prodotto di tante doom metal band. Attenzione, vanno ovviamente prese le debite considerazioni e distanze: stiamo parlando di generi e gruppi molto diversi tra loro, concettualmente e anche culturalmente, ma la conclusione alla quale si arriva (l’annichilimento dell’ascoltatore) è la stessa. Tirando le somme la monotonia generata dagli Abysmal Grief è per come la vedo io non un fattore negativo, ma utile ai fini dell’atmosfera e dell’immedesimazione del fruitore del disco con la musica proposta dalla band.

“Misfortune” è un album più che buono, non un capolavoro del genere ma nemmeno lontanamente una ciofeca inascoltabile. Anche se il sound tenebroso e funebre calca talvolta forse troppo la mano su certe atmosfere si sente che gli Abysmal Grief ci sanno fare e che hanno ben chiara una direzione da seguire, e i sei brani qui proposti stanno a dimostrarlo. Il loro doom (“horror metal”, come lo chiamano loro) non è per tutti: anche il normale ascoltatore di queste plumbee sonorità può rischiare di trovarlo noioso o ripetitivo se non riesce a entrare nella giusta ottica, ma una volta trovata la giusta chiave di volta si è di fronte a un disco sicuramente sopra la media odierna.





01. Ignis Fatuus
02. Cadaver Devotion 
03. Crypt Of Horror
04. The Arrival Of The Worm
05. The Knells Accurse
06. Resurrecturis

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool