Raising Fear
Eternal Creed

2010, Crash & Burn Records
Power Metal

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 23/11/10

Il portale del tempo si spalanca di nuovo per il prescelto. L’ordine il cui solo scopo sembra essere quello di preservare quanto di buono o fertile si celi tra le pieghe della storia manda per la terza volta il suo alchimista viaggiatore Wolfram V.M. indietro nel tempo. Le sabbie che scorrono tra le dita del nostro eroe questa volta non sono solo quelle dell’immaginaria clessidra, bensì quelle più brucianti e pregne di segreti dell’antico Egitto. Un antico testo noto come il “Libro Egizio dei Morti” deve essere svelato, seguendone passo passo gli oscuri percorsi. Il concept alla base del disco è qualcosa a metà tra “Stargate” e le saghe di Wilbur Smith, senza dimenticare quel gusto per società segrete, intrighi e metafisica quattro stagioni che spopola ormai incontrollata da diversi anni. La musica è un connubio assolutamente riuscito tra il power più classico ed un heavy metal di ottantiana memoria, con qualche accenno prog e thrash qua e là. I Raising Fear danno alle stampe un lavoro completo, ben concepito e ben realizzato sia da un punto dal punto di vista delle composizione che da quello della produzione. Quest’ultima porta con sé una riflessione fugace legata alla sensazione di suoni forse un po’ troppo asciutti, propri di una tendenza che va per la maggiore da qualche anno a questa parte, ma che forse non si addice molto al genere. Una scelta che rischia di impoverire la maestosità sonora marchio di fabbrica del power metal, esaltando e rendendo più nitida per contro la prova dei musicisti… Ai posteri l’ardua sentenza.

Il power metal è senza dubbio alcuno l’incarnazione più seguita e sostenuta dai metaller italiani ormai da ormai molti anni e questo “Eternal Creed” non potrà che fare la felicità e l’orgoglio del metallaro tricolore. Raccogliendo a piene mani tutti gli stilemi del genere, i Raising fear si dimostrano sempre più in grado di competere con i grandi nomi internazionali, non i mostri sacri e padri del genere, certo (per mettersi al confronto con nomi come Helloween o Gamma ray ce n'é di strada da fare), ma con le infinite schiere di fedeli che negli ultimi vent’anni hanno deciso di seguirne le tracce. Dopo la breve titletrack, intro strumentale che prova timidamente a immergerci nell'atmosfera, esplode “The Chosen One”, pezzo potente e piacevolmente convincente che cattura grazie al lavoro delle chitarre aperte su un riff heavy dei più classici ed orecchiabili per poi mutarsi in una ininterrotta cavalcata sulla linea ritmica priva di sbavature. Un gradevole momento d’invenzione progressive rende poi il pezzo ancor più accattivante. “Lords Of Orion” è un brano classico power metal anni novanta che farà la felicità degli amanti del periodo e la noia dei detrattori. Messi da parte i campanilismi di genere, bisogna inchinarsi di fronte ai passaggi strumentali di altissima classe. “Sleepless Night” si apre su un lavoro alle sei corde che sposta violentemente in avanti i riferimenti temporali grazie principalmente ad un riff dai toni molto più oscuri e graffianti. Altra nota di merito è la performance vocale di Rob D.F., che si fa qui un filo più varia anche se i chitarroni di Toniolo e Rider continuano a farla da protagonisti.

I Gamma Ray si impossessano dei Nostri nei chorus e pre-chorus di “Find Your Life”, dando una sensazione di già sentito una volta tanto piacevole; peccato per il ritornello che scade in una banalità che ha dell’inquietante. D’altro canto i ritornelli, luogo ideale di ricerca del perfetto connubio tra arte e orecchiabilità sono da sempre il tallone d’Achille del power nostrano. “You Belong To Me”, ballad che richiama vagamente alla mente certi Domine, permette al vocalist di spaziare maggiormente su registri più acuti, cercando con discreto successo sonorità struggenti dove solo di rado si fa sentire una cadenza un filo maccheronica. Veniamo quindi al gioiello del full, che parte in sordina come un mid tempo piuttosto ordinario per poi spiccare il volo verso vette espressive che vanno assolutamente premiate. Difficile dire se l’estrema semplicità delle liriche sia pregio o difetto, ma “ Amon Ra” conferma la tendenza dei Raising fear a dare il loro meglio sul piano strumentale. Piacevolmente complessa, a tratti contraddittoria, la canzone intesse trame che alternano un progressive che ricorda i Maiden degli ultimi due album ad un power epico alla Iced Earth. Senza nulla togliere al pezzo, le linee vocali non si dimostrano purtroppo all’altezza di quanto fatto dal resto della band, non aggiungendo praticamente nulla al risultato d’insieme. Riesce meglio Rob nella più ordinaria anche se sempre di alto livello “Learn To Die”. Rimane ancora l’ultimo terzo del concept da scoprire e giusto per lasciare il gusto della scoperta ci fermiamo qui con il track-by-track, limitandoci a dire che quel che segue non è da meno rispetto a quanto sentito fin qui.

Se proprio dobbiamo cercare difetti nella nuova fatica dei Raising fear, potremmo forse trovarli in una certa ingenuità del concept, che ciononostante fa impallidire buona parte della produzione di genere. Band molto più blasonate, italiane e straniere, danno alle stampe ormai da diversi anni lavori in cui il songwriting è spesso imbarazzante, caratterizzati da testi che ci vergogneremmo di cantare persino sotto la doccia. Dovendo fare un paragone, “Eternal creed” non sarà “Land Of The Free”, ma porta avanti una narrazione piacevole e tutt’altro che insulsa e, cosa ancor più importante, retta da musica solida, ispirata e con un che di esaltante. I Raising fear meritano di fare strada!



01. Eternal Creed
02. The Chosen One
03. Lords Of Orion
04. Sleepless Night
05. Find Your Life
06. You Belong To Me
07. Amon Ra
08. Learn To Die
09. The Power Of The Eye
10. Born Again
11. Holy Battle
12. Symbols From The Past

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