Lost Shade
Ruckkehr Nach Asgard

2010, CCP Records
Viking

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 04/12/10

Charles Darwin nel diciannovesimo secolo diceva:

"Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti."

Ora, questo aforisma, possiamo accostarlo senza tanti mezzi termini ai tedeschi Lost Shade. Nati al termine degli anni novanta, il trio di musicisti dalle belle aspettative giunge al 2010 con un solo album all’attivo, intitolato: “Wotanic Battle”. Lo stile adottato in fase di songwriting del debut album aveva molto a che fare con il black metal scandinavo di due decadi fa (genere di cui i nostri eroi ne condividono molte peculiarità, mettendolo poi da parte in questo “Rückkehr Nach Asgard” a favore di un ben più inflazionato, e sempre più sulla cresta dell’onda, Viking Metal.

I nostri baldi giovani, tenendo fede alle parole dell’illustre Charles, ci hanno così confezionato un disco composto da dodici tracce della durata complessiva di un’ora, incentrato ovviamente su Asgard, Loki e quant’altro vi passi per la testa riguardo alla mitologia norrena (con dovuti e molteplici riferimenti anche a quella teutonica). Ah, vorrei spendere anche un paio di paroline riguardo l’artwork, il booklet e le immagini promozionali della band prima di passare a parlare del lato musicale dell’album. Quello che vedrete, acquistando il CD, sarà uno dei peggior lavori artistici mai visti per una formazione che vuole, e si auspica spera, assestarsi a un certo livello qualitativo e di fama (si salva giusto la copertina, sembra quantomeno risultare meno superficiale). Immagini chiaramente ritoccate in modo fin tropo palese, contrasti di luminosità fastidiosi e sensazione di collage amatoriale pressoché continuo. Vabbè, poco importa il lato estetico direte voi se in fin dei conti abbiamo per le mani un egregio prodotto, no? Bene, perché musicalmente parlando i Lost Shade sono purtroppo all’altezza della grafica del loro album.

Le influenze dei Thyrfing, Manegarm e Bathory sono lapalissiane. Anzi, direi che l’intero disco è un omaggio a loro, solo che è riuscito malaccio.  Le poche idee disseminate qui e là sono troppo isolate e attorniate da riff di chitarra monotoni e poco fantasiosi, la voca risulta esere alla lunga noiosa e fastidiosa quanto un martello pneumatico che lavori ininterrottamente sotto casa… di notte. Le uniche parti a salvarsi da questo massacro sono i motivetti folk fatti con le fisarmoniche, “Run runaway” la cover degli Slade (sarà un caso che sia il brano più risucito del pacchetto?) e la produzione molto anni 90 (avranno fatto apposta?).

In definitiva, riallacciandosi con il maestro Charles Darwin, i Lost Shade non sono la band più potente, né la più inspirata e certamente non la più reattiva ai cambiamenti. A meno di ecaltanti evoluzioni nei prossimi anni, l’estinzione è assicurata.



01. Landung  
02. Auf in die Schlacht   
03. Feuersturm          
04. Seit Jahren prophezeit     
05. Lokis Racheschwur         
06. Der Sonne entgegen        
07. Rächer der Götter           
08. Anbruch einer neuen Zeit           
09. Nordkrieger                                  
10. Die Höhle                                   
11. Rückkehr nach Asgard   
12. Run Runaway (Slade Cover)

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