Malnatt
La Voce Dei Morti

2008, CCP Records
Black Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 02/12/10

Recensione a cura di Alekos Capelli

 

Com’è noto nell’Italia metallica non è certamente il black metal a farla da padrone, in quanto a diffusione e popolarità. Ciononostante è indubbio che vi siano, sul territorio nazionale, band di assoluto valore, che non hanno nulla da invidiare a realtà internazionali. Fra esse mi piace citare Forgotten Tomb, Aborym, Handful of Hate, Beatrik, Spite Extreme Wing, Hiems, e, appunto, Malnàtt. Band vicine, ma anche distanti nell’attitudine e nel sound. Per quanto riguarda i bolognesi ora in oggetto, nel recente passato si poteva senz’altro parlare di un extreme folk metal, basato su elementi black, ma talmente stravolti dall’uso del dialetto bolognese e della componente folkloristica, da divenire altra cosa.

Giunti al considerevole traguardo del quarto album in studio, l’entità Malnàtt cambia in parte pelle, e, sulla base della dichiarazione d’intenti del leader, il carismatico ed enigmatico Pòrz, d’ora in poi parlerà solo tramite la voce dei morti, perché non è rimasto nulla di interessante e di nuovo da dire. Prospettiva degna d’attenzione, e che sottende una serie di considerazioni sullo stato dell’arte certamente non banali, che, per quanto riguarda l’aspetto musicale, si traduce in un album, "La Voce Dei Morti", appunto, davvero coraggioso negli intenti e notevole nel risultato.

Il progetto è quello di interpretare e di dare una veste musicale a liriche e poesie di autori italiani del passato (unica eccezione Emily Dickinson, omaggiata in "I Felt a Funeral), come Pascoli, Ungaretti, Pinchetti, Quasimodo, Praga, D’annunzio, autori anche molto differenti, ma accomunati dalla scelta di testi dalla simile intonazione, dal simile umore, umbratile, notturno, nichilista. Se dunque nulla vi è da eccepire alla qualità e al valore delle lyrics, capolavori della letteratura nazionale, resta da stabilire se anche il comparto musicale sia all’altezza del progetto. La risposta è ancora una volta positiva, perché i musicisti coinvolti da Pòrz offrono una prestazione davvero ottima, proponendo composizioni e arrangiamenti efficaci e vari, che spaziano dalle sfuriate black come l’apertura di "Fantasmi" o I Felt a Funeral", a momenti più ragionati, con ritmi più lenti e un approccio meno violento, che incorpora anche cori, voci femminili, strumenti quali piano, tromba, creando un imponente caleidoscopio sonoro, che tuttavia non risulta mai pacchiano o fuori luogo. Anche le vocals di Pòrz funzionano perfettamente, passando da screaming raggelanti a toni più cupi e scuri, vicini al growl, utilizzando anche la voce pulita, il tutto in rispetto della non facile lingua italiana, e della ancor più problematica metrica poetica.

Un disco completo e perfettamente compiuto, che dimostra come anche il black metal abbia delle potenzialità artistiche ed espressive anche molto complesse e non scontate, che possono convivere con aspirazioni e progetti importanti e di ampio respiro, senza per forza doversi rifugiare in qualche nicchia underground. "La Voce Dei Morti" rende chiaro tutto ciò, e lancia i Malnàtt fra le più importanti realtà metalliche nazionali. Un successo di cui andare orgogliosi.





01.Fantasimi
02.I Felt A Funeral
03.Novembre
04.Penombre
05.Chi Sono?   
06.Sono Una Creatura
07.E Come Potevamo Noi Cantare
08.Piangi Tu Che Hai...
09.La Voce Dei Morti (Instrumental)

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