Tank
War Machine

2010, Metal Mind Productions
Heavy Metal

Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 09/12/10

I Tank, band inglese dei primissimi anni '80, hanno vissuto in pieno l'ondata della New Wave Of British Heavy Metal e proprio in quel periodo sfornarono il loro lavoro migliore, ovvero il debutto “Filth Hounds Of Hates”, che ottenne buoni riscontri nelle classifiche d'oltre-Manica. Successivamente però la formazione capitanata da Algy Ward non seppe ripetersi ed andò incontro ad un declino progressivo che la portò allo scioglimento definitivo nel 1989, complici anche i continui cambi di line-up. Recentemente più volte è stato tentato di rimettere in piedi il progetto Tank e finalmente i tempi per ricominciare sono maturi: senza più Ward, la compagine del sud di Londra comprende ora Doogie White, ex frontman di Rainbow e Malmsteen, Chris Dale, ex bassista di Bruce Dickinson, Dave “Grav” Cavill, ex batterista dei Zodiac Mindwarp e infine i due chitarristi Mick Tucker e Cliff Evans, unici superstiti della vecchia guardia.

Il primo album del quintetto è “War Machine”, un insieme di brani nel più classico stile heavy metal, anche per quanto riguarda i suoni non troppo attuali: questa è una cosa apprezzata dal sottoscritto, dal momento che non amo alcuni aspetti delle sonorità moderne, spesso artificiose e forzate. Parlando delle canzoni però va detto che ai Tank manca decisamente il mordente di un tempo. Infatti la qualità della musica offerta dalla band inglese è mediocre e i componimenti sono oltremodo scontati e sbiaditi, come se il carro armato fosse arrugginito e in nuova fase di rodaggio. In realtà la nuova line-up ha poco a che vedere con quella del passato, quindi appare più corretto parlare di un nuovo gruppo e in questo si sente la mancanza di Algy Ward: allora i Tank erano molto più grezzi nello stile e nel sound, ora invece vengono curati minuziosamente entrambi, ma con il risultato di produrre qualcosa già sentito e risentito migliaia e migliaia di volte. Tante band hanno saputo evolversi nel tempo, con esiti diversi, ma i Tank sembra non abbiano tenuto in considerazione che nel frattempo si sono lasciati alle spalle trent'anni di musica e di storia. Ecco quindi che il livello di “War Machine” è modesto e non vive momenti di spicco o particolarmente degni di nota. Inoltre i brani sono eccessivamente lunghi e probabilmente accorciandoli un po' si sarebbe evitato di renderli così dispersivi.

Il ritorno dei Tank non esalta ed è sottotono, ma a discapito di ciò “War Machine” rimane un album che si lascia ascoltare con spensieratezza e senza troppe pretese. La cosa più lampante è che la nuova formazione ha davvero poco in comune con quella in grado di far guadagnare fama alla band britannica in passato e la mia sensazione è che sarà proprio questo il maggiore scoglio da superare per i fedelissimi del "carro armato".



01. Judgement Day

02. Feast Of The Devil

03. Phoenix Rising

04. War Machine

05. Great Expectations

06. After All

07. The Last Laugh

08. World Without Pity

09. My Insanity

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