Axel Rudi Pell
Tales Of The Crown

2008, SPV
Heavy Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 29/03/09

Diciassette dischi in diciannove anni sono un traguardo che raggiungono in pochi, se poi quelle diciassette pubblicazioni hanno un tasso qualitativo piuttosto elevato il numero di chi consegue l’obiettivo si assottiglia ulteriormente. Axel Rudi Pell prosegue diritto per la sua strada, ripercorrendo i sentieri del Ritchie Blackmore pensiero, l’uomo che calcava i palchi coi Deep Purple imbracciando una Fender Stratocaster, e ci introduce i “Racconti della Corona”, uno dei migliori dischi mai incisi dal guitar hero di Bochum alle prese ancora una volta col suo heavy metal romantico.

Blackmore è una costante: nei movimenti sul palco, nella Fender signature color panna, nella pennata alternata; non nell’attuale fingerstyle perché Axel Rudi Pell si è fermato agli anni del rock duro, quelli conclusisi con l’ultimo disco dei Rainbow, quelli che non prevedevano l’utilizzo di una Lakewood acustica per ipnotizzare le folle. Ma questa è un’altra storia.
Le dieci canzoni che compongono Tales Of The Crown sintetizzano le doti del songwriter tedesco che sfoggia una padronanza non comune dei propri mezzi bilanciando perfettamente i momenti più dolci/malinconici e quelli più sfrenati/vivaci. L’ago della bilancia, oggi, è il cantante Johnny Joely, mai così in sintonia col chitarrista per una prestazione encomiabile: la sua voce esalta e trascina sin dal lungo brano d’apertura, Higher, fino ad adagiarsi negli istanti commoventi di Nothern Lights, lento irresistibile. Al centro una pletora di pezzi riusciti più che bene: l’irruenza di Angel Eyes e di Buried Alive contrastano l’agilità dell’unica strumentale, Emotional Echoes, la title track ricorda gli Heaven & Hell di Dio/Iommi e l’allegria di Riding On An Arrow contagerà anche l’ascoltatore titubante.

Tales Of The Crown è l’ennesimo arricchimento della cultura musicale, un album che riepiloga un genere intero. “Ecco come deve suonare un disco metal nel 2008”, riassume l’artista, noi approviamo, ne incoraggiamo l’acquisto ed esortiamo il lungocrinito teutonico ad insistere su questa direzione.



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