The Damned Things
Ironiclast

2010, Mercury
Hard Rock

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 20/12/10

Anche i musicisti famosi e rinomati devono sbarcare il lunario. Capita a volte che le proprie band madri siano (più o meno) temporaneamente in stand-by per diverse ragioni e ci si inventa nuovi progetti per sfogare la propria creatività. Questo è il caso dei The Damned Things, “super gruppo” americano che debutta sul mercato discografico con il presente “Ironiclast”.

Un sestetto fiammante composto da Scott Ian e Rob Caggiano degli Anthrax, Joe Trohman e Andy Hurley dei Fall Out Boy e Keith Buckley e Josh Newton degli Every Time I Die, una line-up decisamente eterogenea che, almeno sulla carta, non permette di delineare quello che ci ritroveremo in queste dieci nuove canzoni. Prevarrà il sano vecchio metallo, il metalcore giovanile e di tendenza, il rock melodico, o cosa altro? La proposta dei The Damned Things risulta abbastanza lontana da quello a cui siamo abituati dai musicisti in gioco, riuscendo comunque a infondere il proprio tocco e le rispettive influenze in modo molto fluido, senza creare scossoni disorientanti. Insomma quel che basta per capire chi suona in “Ironiclast”, musicisti con esperienze importantissime alle spalle, al servizio di un nuovo progetto.

Trattasi sostanzialmente di un hard rock molto accattivante, sulla scia delle ultime produzioni americane in questo campo, con una tracklist costruita ad arte per scalare le chart e girare nei circuiti radiofonici rock d'oltreoceano, tutte cose che noi italiani possiamo soltanto immaginare. Brani veloci, facili da ascoltare, che giocano su un ritmo sempre incalzante, melodie e ritornelli che si stampano immediatamente in testa, tanta voglia di divertirsi e poca voglia di prendersi troppo sul serio. Con questi propositi nasce un album come “Ironiclast”, il classico disco da piazzare come sottofondo durante le feste o in una gita in macchina, in grado di bilanciare sufficientemente bene “disimpegno” e un certo carattere duro. Tutti pezzi potenzialmente da hit, in grado di arrivare dritto all'appassionato con gusti più robusti alle spalle, come all'ascoltatore più mainstream. Forte di una tracklist solida e senza sostanziali cali di tono e con qualche pezzo particolarmente riuscito (la doppietta “Friday Night” e “We've Got a Situation Here” lascia subito il segno), con una produzione moderna e potente curata dallo stesso Caggiano e una diffusa professionalità.

Un bel calderone dunque, in cui ci si può ritrovare il rock anni ottanta più ammiccante, ritmiche heavy, riffing dal vago sentore blues, oltre ai canoni tipici dell'odierno rock mainstream a stelle e strisce, potente ma al tempo stesso molto “radio friendly”. Un disco solido, che però potrebbe mostrare il fianco sulla lunga distanza e che probabilmente sarebbe passato sotto silenzio senza i grossi nomi in ballo.



01.Handbook for the Recently Deceased

02.Bad Blood

03.Friday Night (Going Down In Flames)

04.We've Got a Situation Here

05.Black Heart

06.A Great Reckoning

07.Little Darling

08.Ironiclast

09.Grave Robber

10.The Blues Havin' Blues

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool