Si può partire parlando del confezionamento del booklet, dove ogni canzone viene posizionata in una metaforica pagina di giornale. Pur avendo un solo autore, Francesco Barberio, diventano accessibili a tutto il popolo, nonché ampiamente condivisibili. E così, ci immergiamo nella vita politica di questo placido paesino Little Garden, che non è altro che la nostra povera Italia ("Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma di bordello!" ) calpestata da politicanti che cercano di imbonirci con il solito disco rotto, come in "Comizio All'Italiana". Chi non ha pensato: "ma io tutto questo l'ho già sentito ..."? Bene. Perché non mancano anche le promesse mirabolanti, il famoso e fantomatico Ponte (di Messina?) a riempire il futuro perennemente glorioso e roseo del Belpaese. "Ponte Sì, Ponte Boh" puntualmente sbugiarda queste chimere con un bello sbeffeggiamento nel verso: "Macché! De che? Loro non lo sanno mica tanto bene come lavoriamo qua!" ... E vi lasciamo immaginare a quale parte anatomica i Nostri si stiano riferendo: gli imbarazzanti suoni presenti vi daranno un prezioso aiuto nell'indovinare.
Grossomodo le tematiche sono queste, ma reputo che non siano state affrontate con un banale qualunquismo che non fa più breccia nel popolo stanco e deluso, ma anzi, che sia stato piuttosto efficace, grazie anche a questa mescolanza elegante tra generi, che non annoia, ma che accompagna questa protesta garbata, non priva di risate e buonumore e senza rabbia od astio particolare. La produzione è parsa molto levigata e ben curata e una nota di merito va senz'altro alla gradevole voce di Francesco Barberio, che narra tutte le vicende con una bella espressività e notevole calore. Soprattutto, non è la solita voce troppo spigolosa ed aspra che deve per forza protestare con rabbia.
Una volta mi è stato insegnato che talvolta con la gentilezza ed il garbo si otteneva molto più ascolto che con la rabbia o con le minacce. Devo dire che i The Ministro si sono distinti per questo, e, benché musicalmente non è niente di rivoluzionario e per questo non saranno un Top Album, se lo meriterebbero tutto in quanto a simpatia nell'aver proposto il proprio punto di vista in "Tempi Moderni". Non è un'opera universale che verrà ricordata in giro per il mondo, tuttavia, rappresenta un bello spaccato della nostra realtà tutta italiana e secondo me deve far riflettere e merita assolutamente un ascolto.