Amia Venera Landscape
The Long Procession

2010, Autoproduzione
Postcore

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 02/01/11

Gli Amia Venera Landscape sono, per quanto mi riguarda, la “next big thing” del panorama metal (nella fattispecie post metal/post core) italiano. Li seguo da diverso tempo ormai, sin dal loro EP, e questo “The Long Procession”, primo loro LP dato alle stampe in maniera indipendente, è di fatto la dimostrazione più concreta e su lunga distanza delle loro capacità.

Se si mastica un po’ il genere proposto dai Nostri è facile individuare nelle sonorità dei veneti echi di Isis, Neurosis, Cult Of Luna, Russian Circles, Red Sparowes, Rosetta, Breach e Converge (solo per fare alcuni nomi): una spiccata componente “post” quindi, unita a delle ritmiche e a delle melodie che rimandano al metalcore americano e a sezioni ambient “à la Tribes Of Neurot”. Una soluzione composita quindi, messa perfettamente in pratica nei dieci pezzi che compongono l’album. Quello che “spaventa” nel disco e nella band è la sua professionalità e il suo sapore internazionale: mi spiego meglio. Questi ragazzi, poco più che ventenni, suonano con il piglio e la maestria tipiche di band ben più rodate: ciò si traduce in pezzi complessi e articolati, che beneficiano di una produzione non comune per un’autoproduzione; la loro proposta rimanda poi a gruppi le cui sonorità non sono poi così comuni per il suolo italico (eccezion fatta per i vari Ufomammut e Lento, più alcune band del panorama più prettamente post rock), pescando a piene mani da un bacino tipicamente americano. Siamo di fronte a un capolavoro quindi, a un disco perfetto? Non proprio.

La freccia scagliata dagli Amia non solo ha inquadrato il bersaglio, ma è anche andata vicinissima a fare centro, e solo alcuni dettagli non permettono a “The Long Procession” di essere un disco eccelso: peccati comunque legati più alla giovane età e alla strabordante vena creativa del gruppo che a imperfezioni tecniche vere e proprie. In alcuni frangenti si assiste e una cascata di riff che si assommano e avvicendano in maniera schizofrenica, isterica: non è caos intendiamoci, o meglio, se di confusione sonora vogliamo parlare è comunque ragionata e voluta. Nella maggior parte delle situazioni in cui questa sensazione viene a galla siamo di fronte a parentesi dal background metalcore o tipiche del suono dei Converge o dei Breach; in generale questi momenti scombussolano un po’ l’ascoltatore, lo fanno un po’ smarrire all’interno delle labirintiche strutture che i Nostri innalzano. Nella maggior parte dei casi siamo comunque di fronte a pura magia post hardcore: brani come “A New Aurora”, “Glances Pt. 2” e “Nichòlas” manderanno senza dubbio in brodo di giuggiole gli amanti di queste sonorità, pregni come suono di atmosfere ora gelide e rarefatte, ora tribali e costituite su crescendo emozionali, ora feroci e selvagge. A accrescere la magia va segnalata la prestazione di Alessandro e Marco, un incrocio perfetto di voci clean e growl che si sovrappongono in maniera idilliaca: se anzi si fosse dato maggior spazio alla voce pulita i risultati sarebbero stati ancora migliori.

Gli Amia Venera Landscape sono una band giovane e estremamente promettente, sinceramente non riesco a capire come mai non sia stata messa sotto contratto da nessuna etichetta: con premesse come queste le possibilità di produrre capolavori sono tutt’altro che remote. Un po’ più di messa a fuoco, qualche leggerissima limatura nello stile, e sono certo che i Nostri faranno parlare moltissimo di sé nei prossimi anni. Nell’attesa godiamoci questo “The Long Procession” e, soprattutto, supportiamo questi ragazzi.




01. Empire
02. A New Aurora
03. My Hands Will Burn First
04. Ascending
05. Glances (Part I)
06. Glances (Part II)
07. Marasm
08. Nichòlas
09. Infinte Sunset Of The Sleepless Man
10. The Traitors' March

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