Veil Veil Vanish
Change In The Neonlight

2011, Dependent/Cellar Door
Darkwave


Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 08/01/11

Ad oltre un anno di distanza dall’originale release americana, giunge anche nella nostra cara, vecchia, Europa il debutto discografico dei Veil Veil Vanish o, come loro stessi amano essere definiti, VVV.
Da più parti segnalati dalla stampa estera come una sorta di quello che i Cure oggi potrebbero essere, i VVV con il loro rock totalmente darkwave, in effetti, devono molto all’operato di Robert Smith...per quel che mi riguarda, li definirei precisamente “ciò che i Cure oggi potrebbero essere se si fossero limitati a proporre una musica totalmente votata alla darkwave, genere che loro stessi hanno creato, innestando una vena fortemente rock in sostituzione di tutte le influenze swing e pop che ritroviamo puntualmente nella carriera della cult band inglese”.

Con questa frase in mente, non deve essere troppo difficile per voi ora “visualizzare” la musica dei VVV, ed è difatti con una sferzante titletrack che veniamo introdotti in un mondo di plumbeo grigiore, contrassegnato a meraviglia da chitarre elettriche che, spesso, arrivano ad essere protagoniste delle canzoni (come nell’accelerata “Anthem For A Doomed Youth” ed “Exile City”), oppure dove sezioni ritmiche tipicamente ‘80s trovano una collocazione più attuale grazie ad un inserto elettronico decisamente rivitalizzante (la piccola gemma che è “Modern Lust”, o “This Is Violet”). Ancora: molto interessanti sono anche il senso di decadenza conferito dalla chiusura di “Into A New Mausoleum” (una delle due bonus tracks che conferiscono valore aggiunto a questa release europea “posticipata”), od il lento incedere che porta un certo flavour depechemodiano in “The Wilderness”.

A livello di atmosfera, quindi, direi un centro perfetto per la band americana, persino a livello vocale Keven Tecon non potrebbe essere più adatto rispetto al mood conferito dal disco…purtroppo, lo stesso non si può esattamente affermare se parliamo del livello di spessore dell’opera. Lungi “Change In The Neonlight” essere un disco di scarsa qualità, è anche vero che possiede al suo interno un dinamismo di insieme piuttosto deficitante, che porta ad una sorta di naturale “deriva dell’attenzione” in fase di ascolto. E’ come se ci fossero poche idee spese certamente in modo brillante, ma che non portano il disco ad essere memorabile sulla lunga distanza, preferendo un folgorante e travolgente colpo di fulmine destinato a morire man mano aumentano gli ascolti dell’opera.

Rimane indubbio che ci si trovi di fronte ad una band dalle enormi potenzialità, ragazzi che hanno partorito un disco che deve essere assolutamente ascoltato da tutti coloro che sono amanti delle sonorità retro-dark, perché per loro quel colpo di fulmine può tramutarsi in longevo amore. Per tutti gli altri, forse è il caso di attendere un domani sicuramente migliore e più luminoso sotto le sfavillanti luci al neon.



01. Change In The Neon Light
02. Anthem For A Doomed Youth
03. Exile City
04. Modern Lust
05. Pharmaceutical Party Platform
06. Secondhand Daylight
07. This Is Violet
08. Detachment
09. The Wilderness
10. What Will You Say Tonight (European Bonus Track)
11. Into A New Mausoleum (European Bonus Track)

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool