Gorillaz
The Fall

2010, EMI
Elettronica

Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 13/01/11

L’ho fatto con l’iPad, spero sia il primo disco mai registrato con un iPad. Mi sono innamorato del mio iPad appena l’ho preso, così ho deciso di realizzare un disco completamente diverso.”.

Parole, speranze e manie di Damon Albarn riguardo “The Fall”, l'ultimo nato in casa Gorillaz. La consapevolezza di avere nel palmo di una mano uno studio di registrazione completo e di conseguenza la possibilità di sperimentare un modo assolutamente nuovo di comporre musica, ha stimolato la sua curiosità e la sua creatività. Dopo aver creato la prima band virtuale della storia della musica, il poliedrico britannico ha ora dato vita al primo album registrato interamente mediante il tablet Apple: una pazzia, od un assoluto colpo di genio?

“The Fall” si discosta molto dal suo predessore “Plastic Beach” in molti aspetti. Anzitutto, lo spirito con cui è nato ed è stato registrato: praticamente nessun nome altisonante affianca la nuova creatura dei Gorillaz (nel precedente tra i numerosi ospiti spiccavano Lou Reed, Snoop Dogg e due orchestre sinfoniche), e ciò conferisce un tocco ancor più personale, intimista e sperimentale di quanto non sia stato fatto da Albarn in passato; l'unica eccezione è data dalla prezenza della voce e della chitarra di Bobby Womack in “Bobby In Phoneyx” e di alcune piccole partecipazioni degli ex Clash Paul Simonon e Mick Jones. Tutte le sedici tracce del disco sono permeate da un senso di libertà creativa straniante, passando dall'elettronica pura (“Phoner To Arizona”, “The Joplin Spider”) a momenti di chitarra e voce che evolvono in composizioni dove lo strumento a corde vien sostituito da un tappeto di suoni elettronici (“Hillbilly Man”), da sperimentazioni pure che sembrano più delle “prove” per collaudare le applicazioni dell' iPad (“Detroit”) a viaggi electro – onirici (“Shy – Town” e “Little Pink Plastic Bags”, “Amarillo”). La caratteristica principale dei Gorillaz, il filo conduttore che unisce tutti i loro lavori,  è sempre stata la sperimentazione, lo spingersi sempre più avanti nella ricerca sonora e musicale, e non c'è da stupirsi quando in “Aspen Forest” viene usato il suono tipico dell'interferenza di un cellulare ed affiancarvi verso la fine un sitar, o se la registrazione dell'annuncio in una stazione ferroviaria viene utilizzata nella prima parte di “California & The Sleeping Of The Sun”, dove per altro cinguettii elettronici costruiscono nella mente paesaggi di foreste d'alberi d'acciaio.

“The Fall” è un vero e proprio viaggio attraverso suoni e momenti anche molto differenti l'uno dall'altro, caratteristica, questa, che può far rimanere smarriti, se non perplessi, in più di un'occasione. Dinanzi ad una mole così importante di  sperimentazioni e varietà di sensazioni e suoni sorprende la paradossale integrità e compattezza generale dell'album, sensazione acuita anche dalla volontà di collegare molte canzoni l'un l'altra soprattutto nella parte centrale del disco, quasi si volesse creare una suite, quasi si volesse rafforzare la sensazione di esser in viaggio, coi finestrini aperti, e notare, sentire, assaporare ogni singola particolarità di ogni luogo che si raggiunge, che si attraversa, che ci si lascia alle spalle per entrare nella contea successiva.


Ogni passo compiuto dai Gorillaz in ormai dieci anni di attività è stato sempre un superare confini e barriere musicali, sonore o di categorizzazione: sperimentare permette di sfuggire da qualsivoglia tipo di etichettamento, e “The Fall” conferma ancora una volta tutto ciò. La speranza di Damon Albarn di “realizzare un disco completamente diverso” da quanto fatto sino ad ora si è, in definitiva, concretamente realizzata.





01.Phoner To Arizona
02.Revolving Doors
03.HillBilly Man
04.Detroit
05.Shy-town
06.Little Pink Plastic Bags
07.The Joplin Spider
08.The Parish of Space Dust
09.The Snake In Dallas
10.Amarillo
11.The Speak It Mountains
12.Aspen Forest
13.Bobby In Phoenix
14.California & The Slipping Of The Sun
15.Seattle Yodel

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