Atomika Kakato
Old Wave Prophets

2011, Lo Scafandro
New Wave

Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 19/01/11

Si sale in macchina, inversione a U e si parte. Destinazione: new wave anni '80, dove Talking Heads, The Cure e Joy Division svettano nel panorama musicale, mietendo fans su fans (in Italia ci sono Litfiba, Diaframma, Neon e CCCP, ma con un seguito di pubblico di tutt'altre proporzioni). Un ritorno al passato assolutamente voluto e dichiarato quello degli Atomika Kakato, i quali, sin dal titolo del loro debut album, “Old Wave Prohets”, si prefiggono di riesumare le sonorità tipiche di quell'epoca e di portarle nuovamente in auge.

Ecco quindi che “Sea Of My Madness”, il brano d'apertura che ci da il benvenuto, sembra esser stato rispolverato per l'occasione dagli archivi musicali di trent'anni fa: cantato, uso dei synth, ritmica si attengono saldamente agli stilemi cari a Robert Smith e soci, e lo stesso accade alla maggiormente ripetitiva “Atomika Kakato”; “Popo Coca” nei suoi 4 minuti e mezzo risulta uno degli episodi migliori e più piacevoli dell'album, così come la divertente “Windows Song”, mentre “Better Day” presenta una riuscita linea vocale ed un finale in balia dei sintetizzatori. Si viaggia così, a finestrini spalancati e ad andatura costante, arrivando per un attimo negli anni Settanta, giusto il tempo di prendere “Hello, I Love You” dei The Doors e rielaborarla in chiave ottantiana: abbastanza riuscita, simpatico anche il breve innesto di “Quattro Amici” di Gino Paoli, ma nulla che faccia gridare al miracolo.


Se sperate di trovare un pur minimo elemento di novità, rinnovamento od evoluzione rispetto alla new wave di riferimento, rimarrete delusi: ogni traccia, ogni singola nota di “Old Wave Prohets” è pensata ed eseguita come se fossimo ancora nel pieno degli anni '80, come se quel particolare ambiente musicale pulsasse ancora di vita, e se da un lato è encomiabile tutto ciò, in quanto il risultato dal punto di vista sonoro è ineccepibile, dall'altro risulta straniante, o meglio, anacronistico. Gli Atomika Kakato non sono i primi realizzare un album dichiaratamente ispirato a precisi stilemi musicali, e di solito non è necessariamente un difetto, ma nel caso specifico il voler riproporre in maniera fedele oggi, a trent'anni di distanza, un genere così peculiare di una determinata decade come è la new wave, risulta azzardato e, come detto poc'anzi, anacronistico. Esigui ed insufficienti sono gli elementi in grado di dare una certa personalità ad “Old Wave Prophets”: i Nostri si sono impegnati moltissimo per ricreare le sonorità dell'epoca, con ottimi risultati, ma non si può dire altrettanto per la composizione delle canzoni, alle quali manca quel “qualcosa in più” da permettere loro di rimanere in testa, eccezion fatta per la già citata “Windows Song” e per il ritornello del brano di chiusura, “Atomika Kakato”.

Pur godendo di una buona produzione, pur non avendo lacune tecniche spaventose, il disco non ha tuttavia neppure caratteristiche o spunti in grado di attirare particolarmente l'attenzione. Risulterà piacevole ai nostalgici, magari per passare una serata in compagnia di amici, ma nulla più.





01. Sea Of My Madness
02. Better Day
03. Grossa Sorpresa
04. Hello, I Love You
05. Extraordinary Average
06. Popo Coca
07. Ugly
08. Windows Song
09. Wrong Song
10. Atomika Kakato

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