Il 2010 appena conclusosi ha visto i tedeschi Damnation Defaced dare alle stampe il loro debutto “Beyond The Pale”. Immediatamente riconducibili al filone del death metal melodico, i Nostri amano arricchire i loro pezzi con spruzzate progressive mirate a aumentare la vivacità e completezza del platter.
Sebbene gli sforzi profusi da questi ragazzi siano tanti, e le idee innumerevoli, il risultato è piuttosto scadente: delle undici tracce proposte nemmeno una riesce a colpire l'ascoltatore in maniera positiva, e questo per due ragioni fondamentali: una generale monotonia che aleggia su tutto il lavoro (nonostante la varietà degli innesti sonori utilizzati) e una strabordante voglia di strafare che, almeno per come la vedo io, ha portato i Nostri a creare canzoni partendo da collage di riff e atmosfere variegate appiccicate le une alle altre senza talvolta il minimo apparente ritegno. Non riesco altrimenti a spiegarmi questi continui cambi di tempo, queste nervose e isteriche fughe verso un suono che mi pare molto fine a se stesso e piuttosto sconclusionato. Presi a sé stanti questi elementi avrebbero anche un loro perché, essendo comunque ideati e suonati discretamente bene, ma una volta affiancati gli uni agli altri perdono senso e non fanno altro che innervosire e stancare molto presto l'ascoltatore, che si ritrova spaesato in mezzo a questo gran marasma.
“Beyond The Pale” molto spesso rasenta l'inascoltabilità, soprattutto per colpa dell'eccessiva difficoltà nel seguire i brani che lo compongono, privi come sono di un filo logico (almeno, io non sono stato in grado di trovarlo anche dopo diversi ascolti). Dispiace sempre bocciare l'album di un gruppo, qualunque esso sia, perché sai che dietro di esso c'è del gran lavoro; a maggior ragione quando si tratta di un debutto tagliare le gambe non è piacevole, ma in questo caso i limiti dei Damnation Defaced sono più forti di tutto il resto. I mezzi ci sono anche, di band che fanno metal “cervellotico” ce ne sono eccome (basti pensare ai Meshuggah), ma per quanto possano essere complicate le trame imbastite c'è sempre un filo conduttore di fondo, una traccia, necessaria a chi ascolta il disco, da utilizzare come riferimento. Cosa che qui manca, e che va inevitabilmente a minare le strutture sonore create dai Nostri. Per il momento quindi bocciati, con la speranza che il prossimo lavoro sia un tantinello più organizzato e meglio strutturato.
Sebbene gli sforzi profusi da questi ragazzi siano tanti, e le idee innumerevoli, il risultato è piuttosto scadente: delle undici tracce proposte nemmeno una riesce a colpire l'ascoltatore in maniera positiva, e questo per due ragioni fondamentali: una generale monotonia che aleggia su tutto il lavoro (nonostante la varietà degli innesti sonori utilizzati) e una strabordante voglia di strafare che, almeno per come la vedo io, ha portato i Nostri a creare canzoni partendo da collage di riff e atmosfere variegate appiccicate le une alle altre senza talvolta il minimo apparente ritegno. Non riesco altrimenti a spiegarmi questi continui cambi di tempo, queste nervose e isteriche fughe verso un suono che mi pare molto fine a se stesso e piuttosto sconclusionato. Presi a sé stanti questi elementi avrebbero anche un loro perché, essendo comunque ideati e suonati discretamente bene, ma una volta affiancati gli uni agli altri perdono senso e non fanno altro che innervosire e stancare molto presto l'ascoltatore, che si ritrova spaesato in mezzo a questo gran marasma.
“Beyond The Pale” molto spesso rasenta l'inascoltabilità, soprattutto per colpa dell'eccessiva difficoltà nel seguire i brani che lo compongono, privi come sono di un filo logico (almeno, io non sono stato in grado di trovarlo anche dopo diversi ascolti). Dispiace sempre bocciare l'album di un gruppo, qualunque esso sia, perché sai che dietro di esso c'è del gran lavoro; a maggior ragione quando si tratta di un debutto tagliare le gambe non è piacevole, ma in questo caso i limiti dei Damnation Defaced sono più forti di tutto il resto. I mezzi ci sono anche, di band che fanno metal “cervellotico” ce ne sono eccome (basti pensare ai Meshuggah), ma per quanto possano essere complicate le trame imbastite c'è sempre un filo conduttore di fondo, una traccia, necessaria a chi ascolta il disco, da utilizzare come riferimento. Cosa che qui manca, e che va inevitabilmente a minare le strutture sonore create dai Nostri. Per il momento quindi bocciati, con la speranza che il prossimo lavoro sia un tantinello più organizzato e meglio strutturato.