E’ nato in Argentina, cresciuto in Israele, vive in Olanda. Quando canta ha uno spiccato stile britannico, suona chitarra, batteria, tastiere e ama ascoltare jazz, folk, Stravinsky, Beatles, Deep Purple e Chico Buarque. Lui è Lionel Ziblat, per gli amici Lonny, e ciò che ascolterete quando e se deciderete di entrare nell’universo Modest Midget… non è definibile. Per convenzione, inseriremo il suo disco all’interno di una macrocategoria chiamata “rock”, poi vi capiterà di selezionare la traccia numero 3, “Troubles In Heaven, e di individuare non meno di quattro generi distinti: country, celtica, rockabilly e hard rock. Non esistono traiettorie omogenee ma il filo conduttore c’è e si vede.
Nel mondo Modest Midget tutto appare slegato, poi ad un tratto capisci che un senso ce l’ha. Come trovarsi nel paese delle meraviglie di Alice e accorgerti che tutto ciò che succede… si ripercuote nella vita reale. Capiterà quindi di perdersi tra gli anfratti di melodie mistiche, tra le note di una rasoiata elettrica o di un orpello acustico, nel suono ipnotico di un violino… e poi c’è la voce di Lionel… molto british, molto John Lennon, perfetta nella sua imperfezione, funzionale nonostante il netto contrasto con la musica che lo insegue.
Quanto mai inutile raccontarvi il disco nei dettagli, quanto mai inutile proporvi un track by track. "The Great Prophecy Of a Small Man" è un gioiellino autoprodotto che mette insieme idee grandiose, evolute, ma che necessita ulteriori aggiornamenti e un numero imprecisato di correzioni per renderlo davvero performante. C’è in esso tanta melodia, tanto folk e tanto rock, alcune ottime ballate, canzoni convincenti e qualche flop: voi cominciate a saggiarne il gusto e leggete l’intervista a Lionel per sapere di più, in attesa delle migliorie che potrebbero lanciare i Modest Midget dal sottosuolo di Alice all’iper-spazio.