Times Of Grace
The Hymn Of A Broken Man

2011, Roadrunner Records
Metalcore

Il duo Duktiewicz - Leach non sbaglia un colpo e sforna un debut album di pregevole fattura.
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 27/01/11

Granitico, possente e al contempo introspettivo, melodico, riflessivo. Sinceramente potrebbe concludersi qui questa recensione, perché aggiungere altro riguardo “The Hymn Of A Broken Man” risulterebbe sempre troppo poco esaustivo, mai sufficientemente esplicativo per spiegare cosa i Times Of Grace son riusciti a costruire. Tuttavia, compito del recensore è proprio quello di dare un quadro generale il più chiaro possibile ai propri lettori, quindi cercherò di fare del mio meglio.

È impossibile rimanere indifferenti dinanzi a questo album, e lo si comprende sin dall'inizio. Ad accogliere l'ascoltatore ci pensa “Strength In Numbers”: scariche di doppia cassa, chitarre imperanti ed una voce che urla rabbia e voglia di reagire. Una roboante scarica d'energia si scaglia contro di noi, impossibile schivarla; una fucilata in pieno volto, per farla breve. “Fight For Life” abbassa (di poco) il ritmo ma non l'intensità, mentre la successiva “Willing” coniuga perfettamente una strofa veloce e martellante con un ritornello di maggior respiro, impreziosito da ottimi cori; verso le battute finali il brano pare si addolcisca, sfumando in una sezione ritmica acustica, invece esplode nuovamente prima della sua definitiva conclusione. “When The Spirit Leads Me” è una nuova scarica d'adrenalina cui non possiamo sottrarci, “Until The End Of Days” pare concedere una tregua, salvo poi scatenare la propria furia in occasione dei ritornelli , con un ritmo cadenzato e possente, con la voce di Jesse che con forza si imprime nella testa dell'ascoltatore. Il disco continua su livelli qualitativi dove è praticamente impossibile trovare un qualsiasi tipo di tentennamento, una crepa rilevante in tutto ciò che è stato composto, arrangiato, suonato, neppure laddove ci si allontana, per un attimo, dall'irruenza e dalla foga più tipicamente metalcore. Nemmeno, quindi, quando ci si trova spiazzati dinanzi alla strumentale ed acustica “In The Arms Of Mercy” (più un intro per l'altrettanto splendida ma forsennata title track, che un brano vero e proprio) e alla melanconica pacatezza di “The Forgotten One”. Questi due episodi anzi confermano l'ottima impressione iniziale, dimostrando come il duo Duktiewicz – Leach sia in grado di creare composizioni anche piuttosto distanti dai consueti canoni imposti dal genere. La produzione, ovviamente, è stata curata nei minimi dettagli da Adam, abile nel far risaltare determinati passaggi e di porre ordine e pulizia del suono anche nei momenti più concitati.

Ci sono voluti quasi quattro anni perché “The Hymn Of A Broken Man” potesse prendere forma. Quattro anni nei quali due tra i componenti più importanti dei Killswitch Engage (ricordiamo che Jesse Leach fu il primo cantante della band di Westfield) si sono artisticamente ritrovati. Quattro anni per pensare, comporre, arrangiare, suonare quello che, a conti fatti, è un ottimo album che non deluderà gli estimatori del metalcore e del metal in generale.





01. Strength In Numbers
02. Fight For Life
03. Willing
04. Where The Spirit Leads Me
05. Until The End Of Days
06. Live In Love
07. In The Arms Of Mercy
08. Hymn Of A Broken Man
09. The Forgotten One
10. Hope Remains
11. The End Of Eternity
12. Worlds Apart
13. Fall From Grace

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool