Belle And Sebastian
Tigermilk

1996, Electric Honey
Indie

Recensione di Nicola Gospel Quaggia - Pubblicata in data: 09/02/11

Dalla Scozia, e da Glasgow in particolare, ti aspetteresti di tutto, da un punto di vista ambientale. Potresti vedere brutti ceffi che usano coltelli con lunghe lame per farsi la barba, che mangiano Haggis (un inquietante intruglio di interiora di pecora) per colazione e barrette Mars fritte a merenda (vedere per credere); è possibile incontrare ubriachi fradici sotto qualche ponte, mentre sono nel bel mezzo di una gara di testate, passatempo per il quale hanno appena perso molto. Insomma, Glasgow sembra imprevedibilmente oscura ed inquietante: periferie fatiscenti, giovani intenti a guadagnarsi da vivere in ogni maniera disonesta, gente disposta a affari loschi pur di avere un biglietto per l'Old Firm, il derby calcistico cittadino che ogni anno paralizza la città e catalizza l'attenzione di mezza polizia britannica. Certamente, non tutti in Scozia ed a Glasgow sono così, sia chiaro e non vorremmo mai offendere gli scozzesi, ben sapendo che anche noi abbiamo i nostri problemi a casa nostra. Quest'introduzione (che non è puramente musicale, ma è legata al luogo di provenienza dei Nostri) è volutamente contrastante con le sensazioni positive e raffinate che il disco ha trasmesso.

Infatti, i Belle And Sebastian sono una band che non ti aspetti in qualsiasi caso, una delle più eleganti e raffinate compagini dell’intera storia della musica pop.  Già dai primi accenni di “Tigermilk”, il loro primo splendido album, già dai primi vocalizzi di Stuart Murdoch (esiste un nome più scozzese di questo?), sembra impossibile che queste persone vengano da un luogo apparentemente poco invitante come Glasgow. E’ un disco profumato: un disco che profuma di legna bruciata nel camino ed ottima e costosa roba da bere nel bicchiere; un disco che profuma di vaporosi e lunghissimi capelli femminili resi fragranti dall’aria, dal vento e dalla nebbia di un pomeriggio di metà agosto nella baia di San Francisco. Pomeriggi in maglietta e golfino legato in vita o sulle spalle e serate avvolti in una coperta davanti al fuoco di un camino a ripensare a tutti i gabbiani visti, alla schiuma del mare, alle vele bianche all’orizzonte: questo è il profumo del disco.

“The State I Am In”, la prima traccia, inizia dolcemente, per poi prendere ritmo strada facendo: nessun movimento brusco, nessuna sterzata improvvisa. Una moto che procede tranquilla per una stradina di campagna disegnando, curva dopo curva, un percorso armonioso e facile da ricordare. Ogni emergenza sembra essere stata lasciata indietro, bisogna solo pensare ad aprire e chiudere dolcemente il gas, cambiare, scalare, sistemarsi gli occhiali da sole di tanto in tanto. “Expectations” è forse il brano più significativo dell’intero disco. La melodia, i giochi armonici e l’arrangiamento non possono che far pensare ai Love di Arthur Lee e al loro capolavoro “Forever Changes”,  uno dei maggiori esempi di folk rock psichedelico degli anni sessanta. In effetti, questa canzone degli scozzesi, ricorda molto da vicino la “Alone Again Or” dei Love, con tanto di chitarra ritmica spagnoleggiante e tromba mariachi. Ma non è soltanto la composizione del brano a far sì che i Belle and Sebastian risultino assai simili alla band californiana, si tratta piuttosto di un’affinità di linguaggio, di una tenerezza di fondo che le due band sembrano condividere. Sembra quasi che abbiano bevuto dalla stessa bottiglia, che abbiano fumato la stessa roba. Sono gli arrangiamenti, sicuramente, a fare la differenza in questo disco. Ogni cosa sembra entrare nel punto giusto e al momento giusto, senza sorprese, dando a chi ascolta una piacevole sensazione di sicurezza domestica. “You’re Just a Baby” è l’esempio perfetto di quanto ho appena detto: si tratta di una canzone con fortissime influenze beatlesiane, potrebbe tranquillamente essere uscita da uno dei due album dei Beatles del ’65, “Help” e “Rubber Soul”. La chitarra acustica e quella elettrica giocano tra di loro, così come le voci, senza che nessuna delle parti in questione abbia mai il sopravvento sulle altre, il tutto accompagnato da una sezione ritmica coadiuvata da un tenerissimo battimani e dal suono educato della tastiera. Probabilmente con “I Could Be Dreaming” e “We Rule The School” il disco raggiunge i suoi punti più alti. La prima è una piacevole ballata in perfetto stile folk rock, con ampie schitarrate e ritmo incalzante, nella quale Murdoch riesce a dare il meglio di se stesso come cantante: un timbro alla Morrisey, degli Smiths, e un atteggiamento alla Byrds molto convincente. La canzone si conclude con la violoncellista Isobel Campbell che legge un brano tratto da un racconto dello scrittore americano del XIX secolo Washington Irving. La seconda è una ninna nanna che inizia con pianoforte e voce in solitaria,  ricordando decisamente il Neil Young di “After The Gold-Rush” per poi unirsi alla chitarra e lasciar spazio ad un dolcissimo assolo di violoncello preso in prestito dal famosissimo “canone in re” del compositore tedesco del XVII secolo Johann Pachelbel.

Questo disco riesce a far convivere differenti tradizioni musicali in maniera egregia. Nella metà degli anni novanta, dominati da gruppi decisamente più aggressivi e decisamente poco innovativi come Blur o Oasis, i Belle and Sebastian riescono ad utilizzare un vasto background musicale per creare un nuovo stile, un nuovo modo tutto loro di fare musica. Il fatto che possano ricordare artisti del passato come Love, Beatles, Vulgar Boatmen, Byrds, Neil Young, non va confuso con un tentativo di scimmiottare tali artisti. Nulla sarebbe più lontano dalla verità: i Belle And Sebastian riescono a dare sempre un’idea di sintonia con il loro retroscena musicale, senza mai poter essere etichettati come “brutte copie” di questo o “nuovi quell’altro”. “Tigermilk” colpisce per la sua dolcezza e per la sua semplicità, riesce a toccare punti altissimi senza mai risultare ingombrante o pesante, riuscendo così a risvegliare il piacere puro di ascoltare dell’ottima musica.



01.The State I Am In

02.Expectations

03.She's Losing It

04.You're Just a Baby

05.Electronic Renaissance

06.I Could Be Dreaming

07.We Rule the School

08.My Wandering Days Are Over

09.I Don't Love Anyone

10.Mary Jo

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