Praying Mantis
Metalmorphosis [EP]

2011, Autoproduzione
Hard Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 23/02/11

Il compito difficile di una band di qualsiasi genere è acquisire fan e consensi, riuscire a farsi conoscere nel mondo, e da ultimo sopravvivere negli anni. Detto questo, si arriva ad un certo punto di una lunga ed onorata carriera dove ci si può permettere di celebrare il proprio passato, ovvero, le proprie radici che hanno consentito di crescere.


Gli inossidabili Praying Mantis hanno deciso di celebrare con un EP i trent'anni dall'uscita di "Time Tells No Lies", un ottimo album che tutt'ora trovo una delle punte di diamante della NWOBHM. Il titolo può sembrare curioso, tuttavia la sottoscritta lo reputa illuminante: "Metalmorphosis". Infatti, le cinque tracce proposte sono state completamente incise nuovamente dalla nuova line-up, ovvero quella attuale. E' doveroso chiarire che tre tracce sono tratte dall'illustre disco di debutto: "Children Of The Earth", "Panic In The Streets" e "Lovers To The Grave". "Praying Mantis" è tratta da uno dei primi singoli pubblicati dalla band e "Captured City" era presente ai tempi in una compilation prettamente dedicata alla cosiddetta "New Wave Of British Heavy Metal".


Trovo piuttosto inutile stare a descrivere brani che sono già stati assimilati e presentati a suo tempo. Posso senz'altro dare un giudizio sulla scelta di riproporre dei brani reinterpretati, o meglio, rinfrescati. Il risultato è piacevolissimo, anche perché l'intento non è stato di stravolgerli, ma di dare loro una buona dose di freschezza. Come quando si tirano fuori abiti apparentemente demodé o troppo vecchi per essere indossati, il desiderio è semplicemente di adattarli, di portarli da un sarto a far sistemare. Oppure, come quando ci si appresta a rinnovarsi il taglio ed il colore di capelli. Pertanto, quest'EP porta nuovo vigore alle canzoni e la parte del leone la fa senz'altro il cantante Mike Freeland, che con agilità e versatilità dimostra di essere all'altezza della voce passata (una delle tante, purtroppo, che si sono succedute nella band inglese), ovvero Steve Carroll. La produzione è certamente più pulita e curata, conferendo più grazia e piacevolezza al risultato generale.


Personalmente, questo EP, per gli affezionati ed i fan italiani dei Praying Mantis (e purtroppo mi viene da dire troppo pochi, vista la quantità di concerti fatti qua e l'affluenza dei fan all'unica data italiana ...) è una piccola chicca piacevole da possedere nella propria collezione. Anche perché, è in edizione limitata!





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