Lungi da una prevedibile ripetizione di se stesso, l'axeman italiano non solo continua ad offrire dischi all'altezza, ma ne migliora lo standard qualitativo introducendo, di volta in volta, elementi che rendono il prodotto di turno più convincente di quello che lo precede nell'immediato. "Legacy" rientra in questa logica sequenziale e, come spiegato dallo stesso Daniele nella lunga intervista promozionale, trae vantaggio da una netta divisione: i primi sei brani propongono infatti un classico prog/power metal e poi c'è "The Endless Sleep" che ha vita e storia proprie, una suite hollywoodiana quale componimento più ambizioso e allo stesso tempo più indovinato dell'era Twinspirits.
Che il nostro Daniele sia quanto meno "affine" al mondo di Ayreon (capolavoro sci-fi targato Arjen Lucassen), è fuori discussione, così come chiare sono le influenze di Dream Theater e Fates Warning: sono molte le escursioni progressive che l'artista si concede con la sua chitarra elettrica, ma enorme è la cura del comparto melodico. L'unico dubbio che ho ricavato nei lunghi e approfonditi ascolti ha un nome: Göran Nyström. Il cantante svedese, benché versatile, quando esegue le note medio-alte ha una voce così tanto simile a quella di Timo Kotipelto da sembrarne una fredda imitazione. Ma ci farete "l'orecchio" prima di subito.
"Legacy", seppur con qualche difetto sparso qua e la, è un'opera compiuta, matura. E' un album suonato e composto con criterio anche se forse più prolisso dello stretto necessario. Gli amanti dell'epopea Ayreon, del recente Star One, e più in generale del metallo melodico, tecnico e raffinato, avranno di che sbizzarrirsi. Avanti così, Daniele.