Lifelover
Sjukdom

2011, Prophecy Productions
Black Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 21/02/11

Davvero un ottimo ritorno quello degli svedesi Lifelover! Arrivati al traguardo del quarto album, la cult band di Stoccolma decide di fare le cose in grande, forte anche di una promozione e di un supporto degni di questo nome da parte dell'attentissima Prophecy Productions, ad oggi una delle label con la qualità media del roster più alta in assoluto, che non si è lasciata perdere questi pazzi musicisti alla ricerca di un contratto.

Disturbante. Se dovessi scegliere una sola parola per descrivere “Sjukdom” non avrei troppi indugi, vista la mole di cattiveria e follia riversata in queste quattordici tracce nuove di zecca. Per chi è abituato ai Lifelover tutte qualità ormai chiare come il sole, ma per chi volesse intraprendere una nuova esperienza sonora, beh, bisogna armarsi di pazienza e ascoltare il disco lasciandosi trasportare senza fretta nel mondo dei Lifelover. Un mondo assai vasto in cui qualsiasi sfumatura inglobata si tinge di nero, in cui ogni frangente è studiato per creare emozioni forti, strazianti, giocando su un'apparente semplicità e su approccio decisamente “easy”, che nascondono però gorghi senza fine.

I nostri hanno fatto le cose in grande dicevamo, rielaborando tutta l'esperienza passata e portandola all'eccesso: in “Sjukdom” c'è più violenza, più melodia, il songwriting è snello ed estremamente incisivo, la follia delle vocals, sia quelle in screaming che i classici parlati, è più marcata, la produzione rende giustizia a un sound tagliente come una lametta da barba. Insomma non sappiamo fino a che punto possa essere considerato il migliore dei Lifelover (valutando la discografia passata è una bella lotta), ma sicuramente il nuovo lavoro è il più ambizioso ed eterogeneo. Si passa da sfuriate black, a passaggi depressive, fino a fraseggi punk senza avvertire stacchi troppo bruschi e ancora rock, dark-wave, accenti di pianoforte di grande fascino, bizzarrie dal retrogusto ironico, spazi dilatati contrapposti a ruvidi richiami al dolore di tutti i giorni. Tutto, davvero tutto quello potrebbe descrivere il malessere tipico espresso dall'area depressive, condotto però con elementi che a volte esulano dai canoni stilistici classici, donandogli però maggior respiro, rendendo la musica dei Lifelover ancor più pericolosa e, appunto, disturbante.

Un disco condotto con mano solidissima, un susseguirsi di brani corti e intensi, non più lunghi dello stretto necessario per far fiorire l'emozione che il mood del pezzo riesce ad evocare ed è già il momento di passare al successivo. Quattordici canzoni senza il minimo calo di tono, un'esperienza musicale interessante ed appagante, per una band che ha fatto della personalità il suo punto cardine. La palma per il gruppo più malato spetta a loro, aspettando cosa tireranno fuori gli Shining col prossimo album a breve. Per ora i Lifelover regnano!



01.Svart Galla

02.Led by Misfortune

03.Expandera

04.Homicidal Tendencies

05.Resignation

06.Doften Av Tomhet

07.Totus Anctus

08.Horans Hora

09.Bitterljuv Kakofoni

10.Becksvart Frustration

11.Nedvaknande

12.Instrumental Asylum

13.Utdrag

14.Karma

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