Owls
The Night Stays

2011, Rare Noise Records
Darkwave

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 22/02/11

Gli Owls sono un trio internazionale costituito dal musicista Lorenzo Esposito Fornasari, il produttore Eraldo Bernocchi (la cui ecletticità musicale è stata di recente ulteriormente dimostrata sulle nostre pagine attraverso la recensione di una sua opera dedicata alla maturazione del vino) e Tony Wakefrod, leader e fondatore della punk band Crisis nel lontano 1977. Insieme, queste tre figure artistiche, apparentemente distanti tra loro, hanno confezionato “The Night Stays”, disco che, come l’artwork perfettamente suggerisce, è completamente dedito ad un’oscura e solenne darkwave che rimanda ai Dead Can Dance meno folk o, in alternativa, agli ultimi Death In June.

Musicalmente, l’opera è davvero pregevole: al di là di suoni confezionati con estrema cura, attraverso i quali si vede la maestra acquisita da Bernocchi nella sua principale professione di produttore, il velo oscuro che pervade il lavoro è assicurato da chitarre striscianti che animano melodie dannate (l’iniziale “Hide And Seek”), pianoforti infestati da fantasmi, drum machine corrosive (“God Is Right”) e chitarre elettriche che procedono a passo lento ed apocalittico (“Come Back” e “Idiot’s Waltz”).  Purtroppo, il quadro sonoro, per quanto pregevole, da “The New Parade” diviene insolitamente minimale e lineare, e solo la desolazione badalamentiana di “I Am” riesce a ridestare in noi quel senso di tormento inesorabile che è racchiuso nella prima parte del disco.

Se pensate, tuttavia, che sia questo il difetto principale dell’opera, state cadendo in errore, in quanto ciò che influisce pesantemente (in negativo) sulla valutazione del disco è la voce di Wakeford. Impegnato nel cercare di imitare in tutto e per tutto le ultime soluzioni vocali dei Death In June (avendo, peraltro, un background musicale similare a quello della nota band inglese), Tony si rivela eccessivamente indelicato e monotono (nel senso letterale del termine), e la sua sgraziata interpretazione risulta, a conti fatti, avvilente per la musica proposta. Insomma: siamo anni luce lontani dall’evocativo senso di ieraticità di un Brendan Perry, tanto per citare un esempio noto. Quel senso di solennità, dosato con cura, sarebbe stato assai gradito ed avrebbe elevato questo disco su ben altri lidi.

Così com’è, invece, “The Night Stays” può destare un convinto interesse solo in chi si sente già particolarmente affine al genere musicale proposto, coloro che, avvezzi a certe (a)tonalità vocali, riusciranno a trovare comunque stimolante il quadro sonoro dell’opera nella sua totalità.



01. Hide And Seek
02. The Night Stays
03. God Is Right
04. Come Back
05. Idiot’s Waltz
06. The New Parade
07. I Am
08. We Took This Land
09. Strange Kind Of Beauty
10. All Gone

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