Colpita subito dalla buona produzione dell'album, decido di inoltrarmi in un ascolto più approfondito, anche perché, dalle prime note intuisco una certa influenza - a mio avviso piuttosto massiccia - da parte di band come Tool ed A Perfect Circle. Inoltre, qua e là sento qualche eco proveniente da Pain Of Salvation od Isis. Ma torniamo alla nostra band svedese. Conoscendo bene ed avendo letteralmente consumato album come "Lateralus" od "Aenima", letteralmente epocali per la sottoscritta, essi riemergono inequivocabilmente nel momento in cui ascolto brani come "Once Divine", "Benandanti" o anche "Flow". Ora, è comprensibile che band come quelle già citate siano anche un peso per una band debuttante, tuttavia esiste anche un sottile limite tra "semplice citazione" o "somiglianza fin troppo considerevole". I Miosis mi sono parsi in più punti decisamente propendenti alla seconda categoria. Sia chiaro, non è facile suonare i Tool, richiede una certa preparazione ed una buona dose di follia, però francamente mi sembra troppo facile ed ovvio fare un disco imitando palesemente i tuoi modelli di riferimento. Oltretutto, anche la voce del cantante assomiglia troppo a quella di Maynard James Keenan.
Insomma, capisco che non sia facile liberarsi di un'ingombrante ombra come quella citata; però una band debuttante se vuole camminare con i propri piedi e farsi conoscere per la propria personalità deve assolutamente avere la forza di scrollarsela di dosso. Sia chiaro che i Miosis hanno ottime capacità tecniche e compositive - ed in qualche frangente l'hanno pure dimostrato, emersi un attimo dalle ombre - ed è per questo che mi fa quasi innervosire questa specie di pigrizia nel volersi rifugiare nel percorso già fatto da altre grandi band. Il mondo della musica è una giungla ed un'avventura e occorre esplorarlo e fare nuove scoperte. O molto più semplicemente, bisogna distinguersi.