DoomSword
The Eternal Battle

2011, Dragonheart Records
Epic Metal

Recensione di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 24/02/11

E’ il nono anno dopo la nascita di Cristo. L’esercito romano, sotto l’egida di Publio Quintilio Varo, calpesta il suolo estremo dell’Impero in Bassa Sassonia. Nello stesso momento, una coalizione di tribù germaniche guidata da Arminio, capo dei Cherusci, prepara, nel fitto della foresta di Teutoburgo, un’imboscata agli invasori. Tre intere legioni, la XVII, la XVIII e la XIX vengono spazzate via. Sei coorti di fanteria e tre ali di cavalleria ausiliaria fanno la stessa fine. E’ uno dei capitoli più neri della politica espansionistica di Roma.
 
Al seguito della disfatta, i Romani, feriti nell’orgoglio, decidono di intraprendere, contro gli stessi barbari, una spossante guerra di sette lunghi anni che li vede di nuovo sconfitti. Da quel momento il Reno segnò, per i successivi 400 anni, e per onor d’ascia germanica, il definitivo confine nord-orientale dell’Impero.
 
"Varusschlacht", l’opener di "The Eternal Battle", il nuovo disco dei nostrani DoomSword, racconta di tutto questo. Canta di un episodio fondamentale della storia romana, quando si decise, tra gocce di resina e muschio selvatico, la sorte di numerose popolazioni barbare d’Oltralpe. Così come le legioni romane, considerate invincibili, vi conobbero sconfitta, anche i barbarici lombardi capeggiati da Deathmaster inciampano tra le radici dei secolari tronchi disposti attorno la collina di Kalkriese. Sulla scia di "My Name Will Live On" i DoomSword abbandonano il doom evocativo di "Resound the Horn" e "Let Battle Commence" per cimentarsi nel metallo epico di matrice ottantiana. E il risultato, stavolta, lascia un pochino a desiderare. Le caratteristiche peculiari della band lombarda, bene o male, ricorrono tutte anche se la voce di Deathmaster riverbera affievolita e un po’ troppo da lontano, e il sound è meno arrembante del solito. Ma è l’immunità di alcuni brani a generare il declassamento di "The Eternal Battle": la title-track, “Wrath of the Gods” e “The Fulminant”, coinvolgenti al minimo sindacale, echeggiano a vuoto. Ed è una novità assoluta per i nostri impavidi eroi. Di ben altra tempra è la quarta traccia, “Soldier of Fortune”, con la quale i DoomSword, in una sincera ode al milite ignoto, ci fanno rivivere il pathos di un combattimento e conoscere il valore lirico del sacrificio. Un brano a dir poco struggente. “Battle At The End Of Time” è una marcia battagliera dal chorus profetico che incide come il martello sul ferro rovente e tiene alto il nome della band. “Song of The Black Sword” è una traccia incompleta che fende da un solo lato, “The Time As Come” è un inutile intermezzo mentre la conclusiva “Warlife”, la più doommeggiante del lotto, strizza l’occhiolino al passato ma non colpisce a dovere come ci si dovrebbe attendere dall’ultimo capitolo di un’epopea.
 
Un mito perso tra le nebbie di Avalon racconta di un giovane di nome Artù, figlio di Uther, eletto sovrano dopo aver estratto una spada magica dalla roccia in un cui era incastonata. I DoomSword, come i romani nella selva di Teutoburgo, in "The Eternal Battle" osservano inerti il corso degli eventi, e, consapevoli di aver subito il loro destino, aspettano impassibili l’arrivo pestifero di corvi e ghiandaie.




01. Varusschlacht (Varus Battle)

02. Eternal Battle

03. Wrath of the Gods

04. Soldier of Fortune

05. Battle at the End of Time

06. The Fulminant

07. Song of the Black Sword

08. The Time has come...

09. WarLife

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