Dunque, quando ho iniziato ad ascoltare il disco, devo ammettere che mi è rimasta una certa delusione nel constatare che durasse "solo" poco meno di quaranta minuti. Undici brani di sludge con cambi di tempo (senza ritmiche folli o imprevedibili alla Meshuggah, intendiamoci) e divagazioni nel progressive metal, sono uno degli elementi che chi scrive predilige molto in un disco, anche se non deve essere per forza una caratteristica imprescindibile. E nessuno ha certamente ordinato che una divagazione debba durare venticinque minuti. Però, ciò non toglie il mio esser rimasta interdetta al termine del disco con un secco: "ma è già finito?". A parte questo, l'uscita dal paradiso perduto per i Nostri è senz'altro fatta di sonorità volutamente grezze e sporche, chitarre distorte, suoni al limite della saturazione. Non ci sono solo ritmi lenti, riff pesanti come rocce e granitici, ci sono anche momenti che si accostano anche al rock ‘n' roll più grezzo, come nella breve ma intensa "Soul Embedded"; oppure, non manca la traccia strumentale - francamente un po' inutile, data la brevità - in chiusura del full-length, intitolata "As If She Were A Bird". La ricerca della varietà mi ha comunque impressionato anche nel brano "Grace", fatto di chitarre acustiche e voci pulite e di percussioni minimali. Questo brano riesce a trasmettere qualcosa di inquietante e di misterioso, nonché di sovrannaturale. Parlando dell'influenza più massiccia della band, ovvero lo sludge, i brani più caratteristici ed eclatanti onestamente sono i primi tre, ovvero "Caught In A Storm", "Sea Of Peril" e "Fever Pitch", anche perché ad un certo punto si arriva quasi a prevedere le strutture delle canzoni successive. Pare che a tratti la band sembri trattenersi e cerchi delle soluzioni più "immediate" e "semplici" (le virgolette sono volute, anche perché non stiamo parlando di un disco globalmente facile, né tantomeno di un genere immediato e radiofonico!). Inoltre, pure lo stile del cantante tende ad essere ripetitivo, sfortunatamente.
Insomma, "Exit Eden" è un album piuttosto carino e ben confezionato, che richiede certamente qualche ascolto per essere assimilato, ma data la durata alquanto esigua dello stesso, non è un impegno così gravoso. C'è ancora qualche pecca da sistemare, tipo la prevedibilità, ma agli Earthship non manca di certo il coraggio di osare di più in futuro, vero?