Burzum
Fallen

2011, Byelobog Productions
Black Metal

Il Conte ci ha preso gusto, ma la magia non è più quella di un tempo.
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 01/03/11

Evidentemente il Conte deve averci preso gusto. Se il precedente “Belus” è stato il classico fulmine a ciel sereno, dopo oltre dieci anni di silenzio (eccezion fatta per i dischi ambient durante la detenzione), rappresentando il ritorno inatteso e per questo ancor più emozionante di Varg alle prese col suo black metal, il presente “Fallen” stupisce invece per la rapidità con cui ha visto la luce, ovvero a dodici mesi esatti di distanza da “Belus”.

“A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. Difficile infatti non trovare assonanze in “Fallen”, se non veri e propri richiami, con “Belus”, il che fa supporre senza troppi sforzi che il buon Varg non ha fatto altro che prendere parte del materiale scartato per il lavoro precedente, sistemato qualcosina, enfatizzando la vena melodica/epica, e il nuovo disco era bello che completato. E visto il tempo a disposizione avuto da Burzum prima di “Belus”, non sorprenderebbe che ci sia tanto altro materiale ancora inedito, pronto a spuntare sul mercato con sorprendente regolarità.

“Fallen” è un disco di Burzum, nella migliore tradizione Burzum, semplicemente. Riffing circolare e ipnotico, strutture lineari, drum-machine minimale, atmosfere glaciali che, ancor più che in “Belus”, mettono in secondo piano la disperazione intrinseca della musica del norvegese, preferendo un approccio più melodico, quasi solare per i suoi standard, con accenti epici che rimandano a grandi linee a “Filosofem”. Varg ormai sembra aver raggiunto un certo equilibrio come uomo e questo si riversa nella sua musica, non più intrisa di dolore, ma rinvigorita da un velato ottimismo che serpeggia sottopelle. Indicativo l'uso abbondante di clean vocals, in certi casi vere protagoniste dei brani, vedi “Jeg Faller”, più presenti ed espressive rispetto a “Belus”, dove già assumevano una certa rilevanza. Purtroppo a questa tornata la magia pare essersi affievolita, con un netto calo di ispirazione percepibile sin dalle prime note. Un'aggravante che con una musica così particolare, semplice, volutamente ripetitiva, che poggia unicamente su un sottile confine tra emozione e noia, non è tollerabile, non potendo nemmeno godere di alcuna prova strumentale/vocale degna di nota.

“Fallen” sostanzialmente è un album di cui non si sentiva la necessità, almeno dal punto di vista degli ascoltatori. Legittima la volontà di Burzum di cavalcare l'onda (meritata) di successo rinvigorita con “Belus”, ma al netto dell'importanza del moniker sulla copertina e di tutto quello che concerne (inutile ribadire chi sia Varg per l'universo black metal), ci rimane ben poco in mano. Un lavoro che verrà probabilmente dimenticato in favore dei veri capolavori che il Conte ci ha regalato.



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