Dalriada
Igeret

2011, AFM Records
Folk Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 05/03/11

E’ proprio vero che l’abito non fa il monaco. Come molto spesso ed erroneamente accade si parte un po’ prevenuti nei confronti di quello o codesto gruppo per i più disparati motivi: dal “oh no, un’altra band fatta con lo stampino” al “ecco, un altro album folk senza possibilità”. Diciamo che io mi sono piazzato esattamente a metà tra le due opzioni; che madornale errore! I Dalriada (noti fino al 2007 con il nome Echo Of Dalriada) sono una formazione di provenienza ungherese nata nel 2003 e devota a un genuino quanto appagante folk metal ispirato a tradizioni e scrittori locali. La band consta attualmente di sei membri: Laura Binder, affascinante cantante dalla voce singolare e caratteristica, András Ficzek, voce maschile e chitarre assieme a Mátyás Németh-Szabó, István Molnár al basso, Barnabás Ungár alle tastiere e Tadeusz Rieckmann alla batteria.

Musicalmente parlando i Dalriada non sono dei novellini, all’attivo hanno già sei studio album (compreso questo nuovo "Ígéret") che provvederò a recuperare appena possibile. Per descriverli sappiate che vi basterà pensare agli attuali Korpiklaani (non per niente Jonne Järvelä appare come special guest in “Leszek A Hold”), Blackguard, strumenti di folklore ungherese e non, frullati assieme e serviti in un bicchiere da Martini (ovviamente agitato e non mescolato) con una sola oliva. Quello che differenzia i Dalriada dalle altre band del sempre più inflazionato genere folk è quello di possedere una capacità di songwriting fuori dal comune, ottimo coinvolgimento ed originalità non indifferente. Sembra che per loro tutto sia semplice e naturale, non si perdono in inutili e banali fronzoli, catturano l’essenza ungherese, la plasmano alla loro maniera e la propongono in chiave metal in modo fresco ed immediato. I motivetti di tastiera sono di una bellezza e di un'orecchiabilità disarmanti, la voce di Laura cattura per la sua particolare timbrica (sarà che la lingua ungherese è molto adatta a questo tipo di canzoni) davvero semplice e virale, alternata alla buonissima prestazione di Andràs che sfoggia un buonissimo screaming. Le melodie sono il vero cuore pulsante della formazione ungherese: passagi enormemente danzerecci e festosi contaminano l’intero platter rendendo l’ascolto piacevole e molto scorrevole.

Insomma, un fulmine a ciel sereno per quanto mi riguarda. Un’ottima scoperta di assoluto livello per gli amanti del folk e di sonorità leggermente più esotiche rispetto ai soliti canoni. Davvero faccio fatica a trovare particolari difetti in questo album, anzi, ora che ci penso un paio li ho identificati: intro e outro mi sono parse piuttosto bruttine.



01. Intro
02. Hajdútánc
03. Hozd El, Isten
04. Mennyei Harang
05. Ígéret
06. Igazi Tűz
07. Kinizsi Mulatsága
08. A Hadak Útja
09. Leszek A Csillag
10. Leszek A Hold
11. Outro

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