Visions Of Atlantis
Delta

2011, Napalm Records
Symphonic Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 19/03/11

Da sempre sul filo del rasoio a causa di una fin troppo lampante somiglianza con i paladini finlandesi del symphonic metal (esatto, proprio quelli capitanati dall'eccentrico Tuomas Holopainen), i Visions Of Atlantis sono stati testimoni nel corso degli ultimi anni di una carriera burrascosa, che li ha visti rincorrere il successo album dopo album, con risultati quasi sempre discutibili. Dopo la defezione dell'acerba Nicole Bogner e la breve collaborazione con la bravissima cantante americana Melissa Ferlaak (l'unica ad essere riuscita nella titanica impresa di infondere un po' di colore nelle note dei Nostri), la sorte dei Visions Of Atlantis viene affidata alla vocalist greca Maxi Nil (già in forza nei misconosciuti On Thorns I Lay), una voce non operistica, ma calda e sinuosa (un azzardo accostarla alle bombastiche sonorità power del seven-piece austriaco). Conscia della necessità di un rinnovamento consistente, la band decide inoltre di sperimentare soluzioni di stampo progressive e il risultato di tutte queste novità si traduce nel quarto album, “Delta”, recentemente pubblicato da Napalm Records.


Fin qui le premesse sembrerebbero buone, ma la domanda sorge spontanea: la volontà di rinnovamento dei Nostri si è effettivamente tradotta in un disco di buona fattura? L'opener “Black River Delta”, con la sua struttura ingarbugliata e priva di logica e le vocals impacciate della Nil, tradisce sin da subito le aspettative dei più speranzosi. Non basta, ahimè, inserire una serie di cambi di tempo per autodefinirsi una band progressive; qui non c'è nemmeno l'ombra della classe dei maestri e la monotonia delle due voci (Maxi è affiancata al microfono da un altrettanto statico collega, tale Mario Plank) non fa che ribadire la già scarsa originalità di questa band. Lo stesso dicasi per “Memento”, un brano che vorrebbe suonare sinfonico e raffinato ma che, in fin dei conti, non è altro che il manifesto di tutti i cliché del genere suonato dai Visions Of Atlantis (tra cui bruttissimi cori, falsetti esasperati spacciati per canto lirico e pacchiane melodie orientaleggianti). Che dire poi di quello che dovrebbe essere il “singolo di lancio” dell'album? “New Dawn” comincia molto bene con un riff di chitarra e una gradevole linea vocale di Maxi, aprendo su un ritornello fresco e di sicuro impatto alla Rhapsody Of Fire, ma udite udite... Una volta arrivati al momento clou del pezzo, dopo un assolo di chitarra che sembra lanciarlo verso un finale stratosferico, questo si ritira su se stesso e si conclude in maniera inaspettata e brutale. Che fregatura! Inutile, a questo punto, citare le canzoni successive, una più brutta dell'altra nella loro totale mancanza di mordente e di inventiva (si salvano le sole “Twist Of Fate” e “Reflection”, ma due unici episodi riusciti in tutto il disco sono veramente roba da poco).


La parola d'ordine in casi come questo è solamente una: noia. Sarà difficile salvare dall'oblio le sorti di un album senza pretese come “Delta”. Sul futuro dei Visions Of Atlantis, fatte le dovute considerazioni, sembrerebbe incombere la stessa ombra minacciosa. Nonostante questo, i nostrani Rhapsody Of Fire li hanno voluti come supporter per il loro ultimo tour europeo, regalando agli austriaci una bella vetrina e una modesta fetta del loro pubblico. La situazione rimane quindi irrisolta: ai posteri l'ardua sentenza...





01. Black River Delta
02. Memento
03. New Dawn
04. Where Daylight Falls
05. Conquest Of Others
06. Twist Of Fate
07. Elegy Of Existence
08. Reflection
09. Sonar
10. Gravitate Towards Fatality

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