Obscura
Omnivium

2011, Relapse Records
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 30/03/11

Il ritorno in pompa magna dei tedeschi Obscura mette ancora un volta gli appassionati di fronte a un bivio: rimanere estasiati dalla complessità tecnica/esecutiva mostrata nel nuovo album, o restare quasi indifferenti a canzoni spaventosamente ricercate ma che non riescono a evocare emozioni sufficienti?

Un quesito che anche col precedente “Cosmogenesis” rappresentava un nodo gordiano non indifferente, a fronte di una band decisa a ridefinire i canoni del death metal, o almeno quelli del lato più tecnico/progressivo, composta da membri dal pedigree nobilissimo. Il nostro verdetto non fu interamente a favore degli Obscura: si riconoscevano qualità eccezionali, doti strumentali da far arrossire la quasi totalità dei musicisti in attività (e non), ma poca incisività, un'eccessiva freddezza che andava oltre la quota che ogni ascoltatore con un minimo di cervello deve pur mettere in conto una volta che decide di ascoltare un album del genere. Paradossalmente per questo fiammante seguito, intitolato “Omnivium”, potremmo riportare a pié pari le stesse parole utilizzate due anni fa: "Un disco troppo spezzettato in parti ottime che non riescono ad arrivare a una sintesi, puntando eccessivamente sulla voglia di stupire e di “avanzare”, risultando alla lunga stucchevole. Una bellissima opera d'arte, che può piacere o meno."

Un giudizio che può sembrare sin troppo penalizzante, ma che, alla luce di questo “Omnivium”, prende ancor più corpo, adattandosi più alla nuova uscita che al precedente album, che a confronto appare certamente più organico e meglio assemblato. Sì perché la proposta degli Obscura non è variata di molto, i nostri hanno estremizzato ulteriormente ogni peculiarità del proprio stile: avremo ancor di più esibizioni tecniche da lasciare senza fiato, maggiore velocità, maggiore brutalità, maggiore ricerca melodica e un'aumentata complessità di fondo; in sostanza, un album che prende spunto da “Cosmogenesis”, con l'intenzione di superarlo in tutto e per tutto. Così facendo però Muezner e compagni non hanno fatto altro che “sfilacciare” le proprie composizioni, perdendo quel poco che, al di là della tecnica, teneva in piedi la baracca. Non solo, a questo giro i vari richiami alle band cardine del techno death, Atheist, Cynic, Pestilence e Necrophagist, appaiono più che semplici influenze, col risultato di spersonalizzare maggiormente il sound. Da rivedere anche alcuni inserti di voce pulita, non sempre di livello soddisfacente, come alcune assonanze pericolose nei momenti più melodici/progressivi, su tutte la sesta “Celestial Spheres” è indicativa, con uno stacco centrale che urla Opeth da ogni solco. Pericolose non tanto per le band “citate” (anche i Children of Bodom non vengono risparmiati ad esempio), ma perchè una band tanto abile e ambiziosa non dovrebbe incappare in questi “errori”.

Certo, al di là di queste pecche riscontrabili solo con il dovuto spirito critico, il disco scivola via con velocità e, a parte di non accusare della paradossale noia da sovrastrutture (alla lunga un po' ripetitive), non mancano momenti di assoluta goduria; basterebbe solo citare “Aevum”, otto minuti spettacolari, per rendersi conto di quanta qualità ci sia. Qualità che viene eccessivamente affogata nella smania di onanismo tecnico dei nostri... Ma del resto quando agli strumenti abbiamo gente come Steffen Kummerer, Christian Muenzner, Hannes Grossmann (entrambi dei Necrophagist) e il funambolico Jeroen Paul Thesseling al basso fretless a sei corde (Pestilence) è un po' difficile chiedergli di darsi una calmata. Un peccato perchè negli ultimi anni ne abbiamo avute di dimostrazioni in grado di unire tecnica, potenza, melodia, complessità, senza rinunciare alle canzoni, vedi su tutti i fenomenali Decrepit Birth di “Polarity” o il nuovo corso dei brutalissimi Deeds of Flesh con il sottovalutato “Of What's to Come” (per certi versi ancor più annichilenti). Formazioni che hanno saputo avanzare, senza perdere la propria identità e sviluppando album stratosferici e zeppi di brani da ricordare. Quando gli Obscura capiranno che vengono prima i brani dello sfoggio delle proprie qualità, probabilmente ci troveremo davanti a un capolavoro. Al momento, purtroppo, non è così.



01.Septuagint

02.Vortex Omnivium

03.Ocean Gateways    

04.Euclidean Elements    

05.Prismal Dawn

06.Celestial Spheres

07.Velocity

08.A Transcendental Serenade

09.Aevum

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