Diamonds And Dirt
Brian Robertson

2011, Steamhammer/SPV
Hard Rock

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 01/04/11

Si respira una folata di aria fresca dai sentori vagamente anni ottanta nel novello "Diamonds And Dirt" firmato Brian Robertson. Non c’è nulla di cui stupirsi a dire il vero, date le radici tutte Thin lizzy del Nostro, associate in questa sede ad una manciata di titoli dal successo assicurato.

Robertson non è proprio l’ultimo arrivato quando si parla di rock, non stupisce quindi la sensazione di immediata seduzione che questo Lp riesce ad infondere fin dalle prime note. Stupisce però se si comincia una disamina più approfondita del prodotto. Non abbiamo però la ben che minima intenzione di trascinare chi legge in un’analisi pezzo per pezzo del disco, che finirebbe con il far sembrare l’ascolto più un’autopsia che un abbraccio appassionato al genere. Cerchiamo quindi di fare luce solo sui punti più caratterizzanti dell’opera.  Cominciamo con il sottolineare che solo una minima parte dei brani è inedita e originale, anche se quella parte basterebbe a giustificare un Ep di gran classe. Tra cover e reprise dei bei tempi andati, Brian sembra giostrarsi piuttosto bene nell’accostare il vecchio e il nuovo in un gioco da passerella. Con l’unica eccezione che la passerella in questione è infilata nel bel mezzo di una roadhouse e il sapore di whiskey e noccioline ti riempie la bocca fin dalle prime battute. “Diamonds and Dirt” è l’apripista e portavoce di quanto seguirà, capace da sola di far valere tutti i soldi spesi per il cd e in grado di non sfigurare affatto quando accostata a “10 Miles To Go On A 9 Mile Road” o “Ain’t Got No Money”.

Del lavoro con i Motorhead, altra band storica nel curriculum vitae del Nostro, a dire la verità si sente davvero ben poco in questo "Diamonds and Dirt", cosi se le radici brillanti country e blues spiccano evidenti in pezzi come “Running back” o la “10 Miles…” di cui sopra, un po’ meno lo fanno quelle del ruvido rock di “It’s Only Money” o “Do It Till We Drop”. Una nota di merito va suonata a favore di una formazione che dona all’intero disco una classe davvero unica. Alla chitarra e alle composizioni di Robertson si sono uniti per l’occasione musicisti del calibro di Ian Haugland (batterista degli Europe) e Nalley Påhlsson (basso dei Treat). A questo aggiungete le voci assolutamente indovinate e di gran pregio di  Liny Wood e Leif Sundin e il gioco è fatto. Un team cosi non poteva che vincere l’incontro alla prima ripresa.

In sintesi "Diamonds And Dirt" non brilla certo per originalità, non sorprende con trovate inaspettate ma di pietre preziose in questo cesto c’è n’è comunque in abbondanza. Scarseggia un po’ lo “sporco” promesso dal titolo, tanto è curata la produzione che anche ammesso ce ne fosse è stato ripulito a dovere, ma con il groove generale di questi solchi è talmente accattivante che non viene proprio da farse i sofisti. Ben tornato Brian!



01. Diamonds And Dirt
02. Passion
03. It's Only Money
04. Mail Box
05. Running Back
06. Texas Wind
07. Devil In My Soul
08. Do It Till We Drop
09. Blues Boy
10. That's All!
11. 10 Miles To Go On A 9 Mile Road
12. Running Back (slow version)
13. Ain't Got No Money (bonus track)

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