Il Torquemada
Himalaya

2011, Paul Pastrelli Records
Alternative Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 05/04/11

Questo gruppo italiano, Il Torquemada, era riuscito a convincere la critica italiana con il disco d'esordio "Tales From The Bottles", risalente al 2007, e grazie al successivo EP "The Killer EP". Alla luce di tutto questo, i Nostri tornano alla ribalta con il full-length "Himalaya".


Non è troppo rassicurante il monicker della band, in quanto proviene dal primo grande inquisitore della storia spagnola, tale Tomàs de Torquemada, noto per i grandi processi e per le torture atroci inflitte ad ebrei e musulmani, accusati di falsa conversione, ed agli eretici ed alle cosiddette streghe. Detto questo, la prima traccia "Himalaya" è tutt'altro che inquietante, ma ispira una calma ed una serenità senza pari, proprio quelle che ti suggeriscono le montagne, specie quando raggiungi la tanto agognata cima. Nello specifico, si può anche apprezzare il violino di Francesca Arancio, la musicista ospite in questo disco. Questo viaggio musicale è composto da ben tredici brani, che oscillano tra stoner, fatto di chitarre massicce e distortissime, ma anche di ritmi ossessivi e martellanti, nonché di punk rock piuttosto scatenato, con un ritmo che travolge e trascina, come la graffiante "Condolisa" (che sia una stoccata ad un'altra ben più famosa Condoleeza?). Tra l'altro, questo brano è ben riuscito, proprio per il ritmo e l'immediatezza del brano, dove viene ripetuta ossessivamente la parola "Condolisa".


La grinta del trio può essere ulteriormente apprezzata nella potente "Spot", che non manca certamente di sincerità ed irriverenza nei testi. Confusa ed affascinante la lunga "K2", all'inizio è composta da un cacofonico accostamento di strumenti che nervosamente suonano e pestano, per poi rallentare e ridursi a lenti battiti, per poi riprendere intensi e travolgenti come una locomotiva, intanto che il vocalist, con la voce graffiante ed acida, urla le sue parole (rigorosamente in italiano). La voce, per di più, in tutto "Himalaya", risulta estremamente effettata, come se fosse disturbata da frequenze ed interferenze, e sembra che talvolta venga lasciata volutamente in sottofondo, sovrastata dal resto degli strumenti. E' come se si urlasse la propria rabbia in un megafono, il risultato sembra essere proprio quello. Una delle gemme dell'album secondo chi scrive è la suggestiva "Fibonacci", dove il suggestivo e raffinato violino di Francesca "stona" perfettamente con le chitarre distorte, con la pesantezza delle sonorità ed il percuotere ossessivo della batteria e dall'acidità delle linee vocali. Interessante anche il cambio di tempo e la citazione parlata in inglese - che per un attimo tinge tutto di progressive.


Di certo, questo "Himalaya" è una prova coraggiosa, robusta, ma diretta come un sasso scagliato contro un vetro. L'esplosione sono queste tredici tracce, che affrontano la vita dei giorni nostri, la cultura, il degrado che ci circonda. Che dire, l'inquisitore ha colpito ancora, gettando sale sulle ferite che affliggono la nostra società.





01. Himalaya
02. K1
03. Lo Scatto
04. Condolisa
05. De Propaganda
06. Spot
07. La Litania
08. A Volte
09. Il Baricentro
10. Fibonacci
11. Margaret
12. K2
13. Ayalamih

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