Suidakra
Book Of Dowth

2011, AFM Records
Folk Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 08/04/11

Ispirandosi al lato più oscuro della tradizione celtica, il concept di "Book Of Dowth " rivela la storia mitologica di una misteriosa razza di esseri demoniaci nota come "Fomor". Il tutto inizia con il ritrovamento di un antico libro presso lo scavo di Dowth (una tomba neolitica nella Valle Boyne, Irlanda), che ci svela la storia ancora non raccontata dell’ascesa e successiva caduta dell’orda Fomoriana nel corso della storia.

I tedeschi Suidakra danno alla luce il loro decimo album in soli tredici anni di carriera, un ruolino di marcia davvero invidiabile per una band che non ha raggiunto ancora lo status di grande band al di fuori della Germania. In patria difatti, i teutonici sono venerati e seguiti da uno zoccolo duro di fan che non manca mai di supportarli ogni qualvolta si esibiscono (mi viene in mente la loro esibizione al Wacken Open Air di mattina presto che è stata seguita da una moltitudine di persone incredibile).
I Suidakra sono riusciti a farsi un nome nell’ambiente folk, essendo una delle prime band a fondere insieme elementi celtici e Death Metal, poi ripresi da numerose altre formazioni (come gli Eluveitie), andando anche a delineare primitive linee guida del genere.
A dispetto di tutti questi meriti ed elogi, questo “Book Of Dowth” non mi ha soddisfatto del tutto, lasciandomi abbastanza a bocca asciutta e col bicchiere d’idromele ancora colmo. Se i presupposti per un ottimo album si vedono tutti immediatamente con la combo iniziale “Over Nine Waves”  (splendida intro strumentale adornata con le sempre evocative cornamuse) e “Dowth 2059”, le aspettative scemano via via che l’ascolto avanza. I brani sono sì decisamente compatti ed aggressivi, la componente celtica è disseminata sapientemente e difficilmente viene a noia, passaggi tranquilli e più riflessivi si alternano a veri e propri macigni sonori. Cosa non funziona allora? Purtroppo quello che penalizza enormemente “Book Of Dowth” è la ripetitività di fondo che contraddistingue tutti i brani del lotto. Poca differenza e tanta similitudine quindi, che incidono fortemente sulla qualità e giudizio finale dell’ascolto. Non possiamo accontentarci della “novità” della voce femminile in “Biróg’s Oath” o della bellissima “Stone Of The Seven Suns”, delle cornamuse e dei mandolini che cesellano il “libro dell’oscurità” o della splendida copertina disegnata da niente-popò-di-meno che Kris Verwimp. Serve più enfasi, più innovazione e una maggiore voglia di reinventarsi, cose che attualmente mancano.

Per quel che mi riguarda, questo disco evidenzia in qualche modo piccole ma pericolosissime avvisaglie, che dovranno essere tenute in grande considerazione del combo tedesco per evitare di appoggiarsi sui sempre più affollati allori ed evitare di sprofondare nel baratro della scontatezza, baratro che ora è sensibilmente più vicino.



01.Over Nine Waves
02.Dowth 2059
03.Battle-Cairns
04.Biróg’s Oath
05.Mag Mell
06.The Dark Mound
07.Balor
08.Stone Of The Seven Suns
09.Fury Fomoraigh
10.Otherworlds Collide

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