Bancale
Frontiera

2011, Ribess Records
Post Rock

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 10/04/11

Sono in tre, arrivano da Bergamo, ed esordiscono con un album che definirei, immediatamente, controverso. Sono i Bancale che, con “Frontiera”, elaborano un’opera che pesca a piene mani nell’alternative rock più recitato che suonato tipico delle Luci Della Centrale Elettrica, mischiato tuttavia ad una sorta di effetto ambientale desolante ed oscuro tipico degli Agalloch, nonché un senso apocalittico-destrutturante che appartiene al drone dei Sunn O))) (significativo, in questo senso, la presenza in formazione di Fabrizio Colombi, che alterna le normali percussioni alle lamiere – sì, lamiere).

L’effetto della musica dei Nostri è certamente affascinante, un mood ipnotico, una sorta di magma che ribolle nell’interpretazione ieratica e salmodiante di Luca Vittorio Baracchetti, una litania costante che acquisisce, man mano scorre il minutaggio delle canzoni, strati di rabbia oscura, in un meccanismo in crescendo tipico del post-rock.
Impossibile disgiungere i brani che compongono l’opera per operare delle citazioni in questa sede: “Frontiera” è un album estremo, che va saggiato dall’inizio alla fine.

Allo stesso modo, però, il sottoscritto può scrivervi che non si può estrarre un brano dall’insieme del disco poiché il mood che governa le canzoni è pressoché uguale e costante, la dinamica globale assai scarsa, e l’interpretazione salmodiante del Baracchetti può risultare affatto affascinante ma, di contro, assai urtante e lontana da come siamo soliti intendere l’accompagnamento vocale di una canzone. Poi, come in tutti i passaggi attraverso camere musicali anguste, umide ed oscure, il viaggio sonoro che vi aspetta su questo inciso può essere davvero scomodo per molte orecchie.

Poiché, come ho già annunciato in sede di apertura di articolo, questa è un’opera incredibilmente controversa, non c’è una verità assoluta in grado di raccontare efficacemente questo disco, e questo giustifica il voto che vedete in fondo alla recensione: quel “5” non intende affatto essere un’insufficienza, è ,semplicemente, il punto di mezzo della scala valutativa di SpazioRock.it, ed è esattamente lì che quest’opera si colloca.
Il voto può tramutarsi con estrema naturalezza in un “7” (anche in qualcosa di più se vi farete mesmerizzare), tanto velocemente quanto si può tramutare in un “3”, e tutto dipende, esclusivamente, dalla vostra sensibilità di ascoltatori. Né l’una né l’altra parte hanno ragione, come ho cercato di spiegarvi entrambe le fazioni hanno sufficienti elementi per portare avanti lo scontro.

Quello che il sottoscritto può, invece, sottolineare con estrema tranquillità, è l’indubbio pregio della band di scatenare reazioni viscerali: non ci sono accomodanti vie di mezzo con i Bancale, o si amano o si odiano, niente sorrisini accondiscendenti a contornare una – ahimè – sempre più dilagante e comune mediocrità. Se ci pensate, non è affatto cosa di poco conto.

Assolutamente non per tutti, la “Frontiera” dei Bancale è, quindi, una prova ed un passaggio che solo voi potete provare ad oltrepassare. Il MySpace dei ragazzi è lì, a vostra disposizione; poi, fatemi sapere com’è andata.



01. Randagio
02. Un Paese
03. Lago Del Tempo
04. Corpo (Giorno Che Scorno)
05. Calolzio
06. Frontiera
07. Megattera
08. Catrame
09. Cavalli
10. Suonatore Cielo

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