Dicono che il “Tre” sia il numero perfetto, evidentemente per i piemontesi Quarantena deve essere necessariamente vero; giunti, difatti, al terzo parto discografico, questo quartetto di Cuneo confeziona un’opera di punk rock estremamente melodico in cui, se è sacrosanto scrivere che di nuovo non c’è proprio niente, altrettanto veritiero che la fantasia nella linee di chitarra, la luminosità delle melodie e l’energia che, inevitabilmente, scaturisce da queste 14 tracce non sono elementi così comuni.

Catturati, quindi, da inaspettati stop’n’go (“L’Eterno Ritorno Dell’Uomo Criceto”), il sole della California che splende nelle chitarre di Giro e Psyduck (“Generazione Crisi”) e cipigli epici il giusto (“Non Cercare Lontano”), scorrono piacevolmente i 36 minuti del disco, incorniciati da una produzione più che buona e dei testi che definiscono alla perfezione la generazione “mille Euro al mese” (quando va bene…), i suoi sogni e le sue necessità.
Certo, nelle liriche magari non ci si deve aspettare fulgida poesia, ma le parole svolgono alla perfezione il ruolo che sono chiamate a svolgere su questo disco; stessa cosa, poi, si può dire della musica, perché è inutile cercare nei Quarantena tecnica virtuosa, strutture irregolari o iperboli progressiste: questi ragazzi non vogliono convincerci arrivando dal cervello ma preferiscono, piuttosto, convogliare la scarica di adrenalina direttamente nello stomaco, dove le canzoni possono comunque arrivare a colpire altrettanto efficacemente come se giungessero “dall’alto”.

In conclusione, quindi, un disco onesto, energico, ben suonato e ancora meglio composto per questa realtà italiana che potrà fortemente entusiasmare gli assidui frequentatori dei centri sociali, e lasciarsi piacevolmente ascoltare da tutti gli altri.