Articolo a cura di Antonio Callea
Leggendo la bio della band italiana, Figure Of Six, salta immediatamente all'occhio la definizione “modern metal band”. E' decisamente azzeccato se si pensa che il gruppo nostrano segue senza distaccarsi eccessivamente il filone metalcore che tanto piace ai giovani cresciuti in mezzo alle cariatidi come me. L'album è gradevole, la composizione è ricchissima di citazioni e su tutto spicca la voce di Enrico “Erk” Scutti, in grado di sostenere il confronto con i più blasonati interpreti internazionali.
Parlavamo appunto di citazioni, è semplice avvertire l'influenza di alcune band per le quali i Figure Of Six hanno anche fatto da supporter nell'impressionante tour del 2009, oltre 50 date con parentesi interessanti insieme ai Dillinger Escape Plan, Poison The Well, Dry Kill Logic e Hatesphere.
"Brand New Life" però si spinge ben oltre ed approccia il nuovo trend Soilwork con una pennellata di tastiere a volte succube della band svedese altre volte come in “Take me Now” più personale e se mi è concesso, patriotticamente italiana. Se si vuole però godere a pieno dell'originalità di questa band e delle doti eccezionali di Erk è necessario un ascolto attento di “Siren's Call”, la power ballad sembra uscire dalla soundtrack hooywoodiana di un action movie targato Marvel. In “Lady Enemy” e “I Guess” torna l'impronta Soilwork ma proprio in quest'ultima ci si accorge delle potenzialità creative dei Figure Of Six che sfruttando a pieno la duttilità della voce di mr. Scutti si concedono il lusso di spennellate prog in un pezzo nervoso, complesso, ricco di sfumature. Chiude degnamente, anche se con pretese forse eccessive, “Something”, nel quale la band si esibisce in alcuni intrecci vocali di mercuriana memoria che non impressionano per potenza ma che aggiungono del colore in una ballad a tratti pomposa ma che Mingozzi e Capuano riescono ad addolcire con incursioni alla Gabriel.
Inoltre la produzione è buona anche se in alcune tracce batteria e chitarra ritmica vengono sacrificate eccessivamente. Critica che nasce spontanea se si pensa che un'etichetta di Amburgo dovrebbe sfornare produzioni con un tiro e volumi ben più alti.