Dark Tranquillity
Damage Done

2002, Century Media
Death Metal

Recensione di Lorenzo Brignoli - Pubblicata in data: 20/04/11

In tempi abbastanza recenti, a proposito di “Damage Done”, Mikael Stanne scrisse una frase che calza a pennello, a mio parere, per iniziare questa recensione:

“Giungemmo alla conclusione che per sentirci veramente energici e rinnovati dovevamo tornare a cosa ci aveva fatto iniziare: il nostro amore per il metal melodico ed aggressivo.”

Quando buona parte degli appassionati ormai pensava che i Dark Tranquillity si fossero ammorbiditi, che avessero perso l’impeto degli esordi, dopo che gli sperimentali “Projector” e “Haven” divisero la critica ed i fans, ecco che gli svedesi decidono di fare un mezzo passo indietro e premere di nuovo al massimo l’acceleratore pubblicando un album potente, melodico e accattivante come “Damage Done”.

Attenzione però, passo indietro sì ma senza rinnegare tutto quello che i nostri avevano sperimentato nel passato recente, perché se è vero che non troviamo più le tanto amate clean vocals, è altrettanto evidente come il ruolo dell’elettronica non passi in secondo piano, sebbene le chitarre tornino ad una posizione più rilevante nella struttura delle canzoni. Le keyboards di Martin Brandstrom risentono infatti senza dubbio della volontà degli svedesi di dare più pesantezza alle proprie canzoni grazie ad un riffing d’impatto, ma non per questo la loro importanza nei “nuovi” Dark Tranquillity viene meno. Non è un caso infatti se alcune delle perle contenute nel disco, come la fantastica “The Treason Wall”, alternino sapientemente melodie disegnate dalle tastiere con assoli e riff di altissimo livello. In altre parole con questo album l’elettronica diventa saldamente parte integrante del sound degli svedesi, che dimostrano di saperla coniugare perfettamente con una proposta musicale estrema e aggressiva senza però “spompare” quest’ultima.

Una caratteristica che ho sempre considerato un grande pregio di “Damage Done” è l’assoluta qualità dei chorus, tutti dannatamente accattivanti, da far saltare sulla sedia mentre li si ascolta o far venire la tentazione di cimentarsi nel growling e scimmiottare l’inimitabile Stanne, manco a dirlo sugli scudi anche questa volta. Impossibile restare indifferenti all’ascolto dei ritornelli di, due a caso, “Monochromathic Stains” e “White Noise / Black Silence", o all’apertura di tracce come “Hours passed in Exile” e “Format C: For Cortex”, difficile negare la qualità di un disco di questa caratura, che ha tutte le caratteristiche che servono ad un grande album “Gothemburg metal”: melodico, aggressivo e catchy. L’unico difetto che si potrebbe rinfacciare a questo platter è forse la scarsa varietà tra le canzoni, che fino ad allora era stata una delle principali caratteristiche del sound degli svedesi, mancanza tuttavia pienamente sopperita dalla fase di grandissima ispirazione attraversata dai nostri e che portò alla sua composizione.

Impetuoso come pochi altri dischi usciti dalla città di, tra gli altri, In Flames ed At the Gates, “Damage Done” è forse l’ultimo disco dei Dark Tranquillity definibile un capolavoro, un album da cui non va scartata una singola traccia o un singolo passaggio, da cui bisogna semplicemente lasciarsi travolgere dalla prima all’ultima nota.



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