The Haunted
Unseen

2011, Century Media
Thrash

Recensione di Lorenzo Brignoli - Pubblicata in data: 02/05/11

Gli svedesi The Haunted sono sempre stati uno di quei gruppi in grado di stupire il pubblico disco dopo disco, a partire dal folgorante debutto omonimo, fino allo scorso “Versus”, pubblicato nel 2008. Nonostante facciano parte della band i due gemelli Anders e Jonas Bjorler, menti degli At the Gates, la caratteristica del gruppo svedese è sempre stata quella di non adagiarsi sugli allori del trademark formato nei primi anni ‘90, ma di cercare di evolverlo disco dopo disco, mischiandolo con varie influenze,dal Thrash Metal all’Hardcore, arrivando nel 2004, con “rEVOLVEr”, a proporre un sound del tutto originale ed innovativo, proprio mentre oltreoceano impazzavano i plagi di “Slaughter of the Soul” e “Terminal Spirit Disease”.

Arriviamo dunque all’odierno “Unseen”, in uscita a due anni e mezzo di distanza dal suo predecessore: questi non fa eccezione alla tendenza appena raccontata, confermando l’attitudine della band a cercare di evolversi. Difatti, seppur in più di un’occasion,e il groove che ha sempre contraddistinto i The Haunted in questi  quattrodici anni di carriera sia facilmente riconoscibile, è immediato notare come il sound sia meno aggressivo rispetto a “Versus” e difatti con ogni probabilità ci troviamo davanti il disco in assoluto più “tranquillo” composto dal gruppo. Le tracce risultano abbastanza semplici all’ascolto, sia a livello di riffing che di struttura ed in molte di esse la pesantezza tipica di canzoni, ormai storiche, quali “99” o “All Against All” resta solo un lontano ricordo, lasciando il posto ad un massiccio uso di riff e ritornelli in cui la melodia gioca un ruolo importantissimo (non spaventatevi, non sono diventati all’improvviso i Killswitch Engage): è il caso, ad esempio, dell’ottima “Disappear”, a parere di chi scrive la migliore dell’album.

Lo “screaming”, chiamiamolo così, di Peter Dolving è spesso ridotto ad un ruolo di contorno, tuttavia la voce pulita dell’eclettico singer svedese, calda ed espressiva, si inserisce bene in ogni traccia. E’ un disco abbastanza vario, come già credo potrete intuire, visto che a canzoni melodiche se ne alternano altre dalle ritmiche più serrate e “thrashy”( come ad esempio la riuscita opener “Never Better”) o addirittura dal gusto assolutamente southern come “No Ghost”, la quale però, a mio avviso, non brilla particolarmente risultando inoltre un po’ fuori luogo nella tracklist. Ecco, questo piccolo particolare è solo una delle imperfezioni di “Unseen”, difatti purtroppo il disco risulta a tratti inconcludente, non fa sussultare come “rEVOLVEr”, o non stupisce come “The Dead Eye”, in altre parole non lascia un ricordo memorabile una volta che esaurisce i suoi quarantadue minuti di durata.

Intendiamoci, le canzoni sono tutte di buon livello, ma allo stesso tempo non ce n’è una in grado di elevarsi ai livelli di alcune composizioni del passato dei nostri e, soprattutto, il disco risulta un po’ troppo “facile”, fin troppo melodico e basato sui ritornelli per gli standard dei The Haunted che in passato hanno dimostrato di saper mascherare elementi non immediati in una proposta musicale solo apparentemente “in your face”. Insomma, un disco nell’insieme carino e godibile, ma è lecito aspettarsi di meglio da una band di questa caratura; tuttavia, per questa volta, promossi.



01. Never Better

02. No Ghost

03. Catch 22

04. Disappear

05. Motionless

06. Unseen

07. The Skull

08. Ocean Park

09. The City

10. Them

11. All Ends Well

12. Done

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool