Portrait
Crimen Laesae Majestatis Divinae

2011, Metal Blade Records
Heavy Metal

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 09/05/11

Ci sono voluti quasi trent'anni perchè qualcuno avesse il coraggio di tornare con una proposta cosi sul mercato. Nel frattempo quasi ogni disco degno di interesse abbia visto la luce nel variopinto mondo del metal ha avuto il suo seguito, i suoi emuli e purtroppo va detto le sue infinite copie pedisseque. Lo stesso purtroppo non si può dire dell’opera dello storico Re Diamante, cosi singolare da risultare quasi irripetibile. Questo almeno fino ad oggi! I Portrait danno alle stampe il seguito idea di quei solchi tanto lontani nel tempo e dimostrano di saperlo fare con tutti gli attributi.

Crimen Laesae Majestatis Divinae” apre le danze su sonorità di puro stampo NWOBHM, si sentono i primissimi Iron Maiden, si avvertono un po’ di Accept e un pizzico di Judas, ma soprattutto c’è Diamond. Complice la voce di Per Karlsson che si impegna anima e corpo nel riprodurre le molteplici inflessioni recitative del suo idolo, il platter potrebbe davvero esserne una vecchia registrazione riscoperta in chissà quale cripta dimenticata da dio. Non pensiate però che i Portraid si limitino ad una mera e inutile ripetizione di quanto fatto da altri in un passato remoto. A mettere ben in chiaro l’identità della band ci pensa l’opener “Beast of  Fire”, che mescolando le influenze ad un piglio freschissimo, riesce a conquistare fin dal primo ascolto una sua forte identità. Spedita, elaborata ed al contempo galvanizzante. “Infinite Descension” è molto più legata a quel “Don’t break the Oath” che fece la felicità di tanti metal-kids dell’epoca. La strumentale “The Wilderness Beyond” ricorda molto da vicino certi Black Sabbath dei primissimi lavori. Struggente, dolorosa ed avvolta da un vento latore di malattia e morte. “Bloodbath” è probabilmente il passaggio più diretto del disco, segnato da una linea ritmica da prima ondata della Bay side area, si snoda su una struttura relativamente semplice. Meno intrigante di quanto sentito fin qui ma piacevolmente incisivo.

“Darkness Forever” è il gioiello centrale del disco da ogni punto di vista. Uno di quei pezzi che vanno ascoltati e riascoltati fino allo sfinimento. Vario, ispirato e ricco di una personalità che riesce ad emergere attraverso la ragnatela di sensazioni da cinema horror di cui album, genere ed artwork sono intrisi. La proposta dei Portraid si caratterizza non tanto per l’aggiunta di qualcosa a quanto sentito in ambito metal negli ultimi tre decenni, quanto più per un lavoro di sottrazione. Vengono uno dopo l’altro messi da parte tutti gli “elementi aggiunti”, a partire dalla sovrapproduzione per finire con la computer grafica dell’artwork, passando per il sentimento e i contenuti di musica e liriche che ritrova una purezza ed una semplicità perse da tempo. La penultima “The Passion” pare essere l’unico momento sotto tono ma senza scadere davvero nel noioso o troppo scontato. Chiude le danze “Der Todesking” in una lunga suite dedicata al tema della morte messo in scena nell’omonimo film di culto (ma solo per gli amanti sfegatati del genere). Con un vago sentore di “Iced Earth” il risultato si rivela ben più digeribile della pellicola e capace da sola di valere un Ep.

Una precisazione si fa necessaria. Non sono pochi gli artisti con una carriera più o meno stellare alle spalle che provano a rimanere incollati alla loro “semplice e diretta” proposta originale… Il problema è che il più delle volte tali operazioni sanno di stantio o peggio forzato. Si fatica a prendere sul serio musicisti di sessant’anni che insistono nel voler vestire i panni, anche solo artisticamente, di ragazzini.  Un’amara considerazione ma necessaria! Necessaria per sottolineare come i Portraid non sappiano neppure per un istante di amarcord, ma al contrario riescano a risultare freschi e genuini. “Crimen Laesae Majestatis Divinae” non cerca forzatamente di riportare il 1984 ai giorni nostri, ma riesce tutt’al più a riportare indietro l’orologio emotivo di chi lo ascolta a quegli anni, in un processo di ringiovanimento di mente e spirito. La musica dei Portrait è apertamente e schiettamente luciferiana come si voleva all’epoca e si snoda in otto tracce, dalla durata piuttosto lunga, uno più efficace dell’altra. Tal volta un patto con il diavole sembra essere la migliore delle soluzioni!



01. Beast of Fire

02. Infinite Descension

03. The Wilderness Beyond

04. Bloodbath

05. Darkness Forever

06. The Nightcomers

07. The Passion

08. Der Todesking

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