Warrant
Rockaholic

2011, Frontiers Records
Hard Rock

Sweet home California: i Warrant tornano a divertire e a divertirsi!

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 12/05/11

Un gruppo hard rock da otto milioni di dischi venduti, recensito e intervistato su un portale di riferimento del genere, SpazioRock, non dovrebbe aver bisogno di futili presentazioni. In questa occasione faremo un piccolo strappo alla regola e andremo a riassumere la storia dei Warrant ai lettori che ancora non conoscono quella che si può tranquillamente definire “una delle formazioni rock californiane più importanti di sempre”, salita in cattedra a fine anni ottanta e nei primi anni novanta quando il super classico “Cherry Pie”, title track del secondo lp, faceva il giro del mondo. Anche l’esordio “Dirty Rotten Filthy Stinking Rich” ha raggiunto in fretta lo status di masterpiece, così come il terzo “Dog Eat Dog”, disco (d’oro) grazie al quale gli americani hanno avuto accesso al “Moster Of Rock Tour”, di supporto agli Iron Maiden. Da “Belly To Belly” in poi, dopo numerosi cambi di line up e un’inaspettata regressione compositiva (coincisa con l’avvento del grunge), i Warrant pubblicheranno un album ogni cinque anni, fino alla rinascita di “Born Again” e la riscossa col nuovo, roboante "Rockaholic".


Ci sono voluti due anni per comporlo e un grande nome per produrlo: Keith Olsen (Whitesnake, Scorpions, Ozzy Osbourne), che insieme a Pat Regan (Deep Purple, KISS, Ted Nugent) ha donato al disco un suono da favola.


Riff, assoli e refrain hanno il gradito sapore del ritorno a casa: ritroveremo il chitarrismo fluido e contagioso dei bei tempi sull’asse Turner/Allen e una sezione ritmica magistrale griffata Sweet/Dixon. C’è poi una grossa novità di cui non vi ho ancora parlato, che prende il nome di Robert Mason. L’ex Ratt sostituisce Jaime St. James (Black 'n Blue) al microfono e i risultati sono da incensare, grazie ad un’interpretazione autorevole, estroversa e grintosa. I vertici creativi dell’album coincidono con le prime tre canzoni, tre gemme di assoluto valore che si incastonano con una precisione chirurgica all’interno dell’hair metal al quale il gruppo ci ha abituati nel corso della carriera, non mancano le ballad (anche troppe), e brani scritti a scopi principalmente radiofonici. Va aggiunto che, anche quando i ragazzi decidono di semplificare le strutture in favore di melodie easy listening beh, lo fanno con un grande senso del gusto. L’accento viene sempre posto con decisione sulle chitarre, le cui partiture sono state scritte e pensate con un dettaglio che ha del sovrumano: accattivanti contorsioni e sferzate elettriche da manuale.


La storia dei Warrant, l’avete capito, sembra essere ancora lontana dal capitolo conclusivo. Pur non raggiungendo la vetta dei primi album, Rockaholic si pone come l’ennesimo punto di partenza per gli americani, che riusciranno nell’impresa di riappropriarsi di tutti i meriti e i consensi perduti nella fase centrale della loro carriera. Niente di più sfizioso di un disco come questo per allietare le fresche giornate primaverili, garantito.





01.Sex Ain't Love
02.Innocence Gone
03.Snake
04.Dusty's Revenge
05.Home
06.What Love Can Do
07.Life's A Song
08.Show Must Go On
09.Cocaine Freight Train
10.Found Forever
11.Candy Man
12.Sunshine
13.Tears In The City
14.The Last Straw

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