A Life Divided
Passenger

2011, AFM Records
Rock/Elettronica

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 15/05/11

Mettete nel lettore "Passenger" quando siete in compagnia e sarà divertente vedere come questo CD saprà dividere giudizi e prospettive. In fondo si tratta di una questione masticata cento volte nel quale piazzarsi su posizioni miti non so quanto giovi ad una recensione. Stiamo parlando di quel metal che nasce coi geni del "pop". Pro o contro? Non importa per ora. Vi sarà certo familiare la scelta di non impiegare il proprio ingegno sulle vie più ardite, ma di spenderlo alla caccia del ritornello orecchiabile; quel che conta è che i tedeschi A Life Divided questa scelta la mettono in pratica con un assortimento di influenze composito e ben assemblato.

A questo punto diciamolo: nel suo intento di disco un po' ruffiano e paraculo "Passenger" rischia di avere le carte in regola per fare poker. Sul piatto tessiture elettroniche, sprazzi tastieristici gotici, echi industrial, reminiscenze depechemodiane e linee vocali alla Linkin Park; il tutto sembra riassumere i gusti di quel pubblico che desidera una versione à la page della formula melodica che non dimentica la potenza dei riff di chitarra. A salvare lavori come questo dal dirupo della banalità possono solo essere delle canzoni particolarmente riuscite, e "Passenger" ne tiene in serbo una manciata.

Si parte con gli andamenti robotici di "Heart on Fire" dalla qual sgorga sia un elettronica autoreferenziale sia uno dei ritornelli più fastidiosi nella loro orecchiabilità fin troppo scontata. Dopo una partenza così l'ascoltatore più insofferente a questa vocazione "pop" avrà già la tentazione di mollare baracca e burattini. Ma è proprio nelle battute successive che vengono snocciolati i numeri migliori. "Forever" potrebbe essere una copia da quanto detto per "Heart On Fire" se non fosse che qui, invece, tutto funziona puntuale come un treno svizzero: la melodia viaggia ingabbiata in una struttura strofa - ritornello che si imprime con prepotenza. Ma il vertice viene toccato con "Anyone": brano composto di diverse fasi che evolvono circolarmente dando l'impressione di un'incedere inarrestabile.  Il brano contiene tutto quello che una canzone del genere deve possedere, equilibrio alchemico fra potenza e fruibilità e, almeno in questo caso, diverse trovate d'effetto. "Words" è un omaggio evidente ai Depeche Mode, l'ibridazione coi Linkin Park dà l'idea di quagliare poco. La rabbiosa "Hey You" assolve onestamente il compito di brano dai battiti un po' più rapidi, con un altro rerfain tutto da cantare, ma, ancora, l'originalità latita. Altro episodio ben confezionato è "Other Side", che si lascia ascoltare volentieri (per quanto prevedibile) in virtù del solito ritornello. Ultima fra le note di merito è "Change", condita da passaggi quasi classicheggianti, tastiere a tappeto, andature ossillanti fra il solenne e l'oscuro.

Glissiamo sulle parti più mediocri del lavoro (una cover degli Alphaville che ci fa qui?) per riassumere come suona tutto il diso: i Nostri hanno limato nel dettaglio un prodotto che non può apparire che commerciale, con i suoi alti e bassi. Mantiene il pregio d' una ascoltabilità notevole, con alcuni pezzi riusciti nei loro intenti; d'altra parte resta l'impressione di un lavoro troppo calcolato, nato per conquistare ampie fette di pubblico "casuale". In definitiva l'applauso è tiepido, ma, in contesti simili, si è sentito decisamente di peggio



01. Heart On Fire
02. Forever
03. Anyone
04. Words
05. Hey You
06. Doesn’t Count
07. Save Me
08. Other Side
09. Sounds Like A Melody (Alphaville Cover)
10. Change
11. The End

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