Straight Line Stitch
The Fight Of Our Lives

2011, Spinefarm Records
Metalcore

Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 02/06/11

Gli Straight Line Stitch, formazione originaria di Knoxville, Tennessee, capitanati dalla carismatica frontwoman Alexis Brown, tornano a distanza di tre anni da “When Skies Wash Ashore” e si prendono con prepotenza la scena pubblicando il quarto full-length della loro carriera, che oramai ha già spento la candelina per la prima decade.

The Fight Of Our Lives” è un disco aggressivo, di metalcore ben confenzionato e interpretato, che strizza continuamente l'occhio alla melodia. Quest'ultimo fattore in realtà rappresenta un'arma a doppio taglio e finisce col far perdere un po' di spessore all'opera della band americana per il fatto che troppo spesso la ricerca della melodia appare eccessiva e risulta così quasi come un corpo estraneo rispetto al resto del materiale (l'esempio perfetto è il brano “No Tomorrow”). Nello specifico, le incalzanti strofe urlate troppo spesso sfociano in ritornelli che sembrano essere incastrati a forza nel contesto, probabilmente con l'obbiettivo di gettare l'amo ad un pubblico più ampio e meno settoriale. Detto ciò, bisogna sottolineare che ci sono però canzoni interessanti, in grado di catturare l'attenzione e in generale il livello dell'album è più che sufficiente. “Bar Room Brawl”, caratterizzata da riff violentissimi e batteria martellante, “Cold Front” e “Living Dead”, entrambe dai ritmi compassati in confronto alla norma e dotate di discreto appeal, sono tra le canzoni maggiormente efficaci del CD; in chiusura c'è spazio anche per il lento “Ashes In The Wind”, dalle melodie alquanto abusate, ma comunque apprezzabile e piacevole. Da aggiungere non resta altro che dare merito alle capacità di Alexis Brown, vero faro degli Straight Line Stitch e cantante dall'enorme personalità.

Il quarto lavoro partorito dalla compagine degli Stati Uniti è in chiaro/scuro e convince per alcuni aspetti, molto meno per altri: su tutti la propensione esagerata alla melodia facile e scontata nei refrain di troppi brani. Questo fattore farà forse da spartiacque tra coloro i quali ameranno l'album e chi invece ne sarà detrattore.



01. Tear Down The Sky
02. Conversion
03. Laughing In The Rearview
04. Cold Front
05. No Tomorrow
06. Bar Room Brawl
07. One Reason
08. Never Surrender
09. Living Dead
10. Sound Of Silence
11. Ashes In The Wind

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool