Saxon
Call To Arms

2011, SPV
Heavy Metal

Sono tornati i Saxon: wimps & posers... leave the hall!
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 07/06/11

L’ho ascoltato una, due, tre, dieci, venti volte. E dopo ogni mandata immaginavo la scena di una pellicola di Stephen Herek, "Rock Star", dove il leader di una band heavy metal sulla quale ruota la trama, si rivolge in toni ironici al cantante da poco entrato in formazione: “Hai registrato nuovo materiale? Ottimo lavoro ragazzo, ma i pezzi li scriviamo io ed A.C. (il batterista, ndr) perché noi sappiamo cosa vogliono i fan dagli Steel Dragon”. Domanda retorica: cosa vuole ascoltare un fan dei Saxon dopo diciannove dischi in studio e oltre trent’anni di attività sul groppone?


Beh, Biff Byford e i suoi ragazzi lo sanno fin troppo bene, perché "Call To Arms" è un lavoro assai curato e lineare, dove non c’è una sola nota fuori posto, un riff trascurato, una melodia campata per aria o un ricamo accessorio. Perfino la produzione è così super da lasciare di stucco ai primi due patterns esplosi nei vostri poveri auricolari… ma qualcosa non gira come dovrebbe: è un senso di standardizzazione quello che affiora ascolto dopo ascolto. Lo so, aspettarsi qualcosa di nuovo dai Saxon è come chiedere una ballata rinascimentale ai Cadaveric Crematorium, ma un po’ più di impegno quando si compone, quello è quantomeno dovuto. Biff ha raccolto tante belle idee convenzionali e le ha confezionate con maestria, come solo un musicista d’esperienza ultra decennale può fare, concentrando tutte le forze sugli aspetti formali del suo british heavy metal e cestinando tutto il superfluo. In poche parole: è andato sul sicuro, ciccando il bersaglio.


Va detto che "Call To Arms" è un’esperienza tutto sommato accettabile, forse “incolore” è il termine adatto. E’ un titolo che scorre via liscio senza intoppi raggiungendo il suo apice proprio in fondo, con la versione orchestrale della titletrack: l’unico brano in cui cervello e mestiere vengono controbilanciati da un’anima. Bisognerebbe dire al buon Biff, e l’abbiamo fatto in sede di intervista che potrete vedere e ascoltare a breve, che il groove a tutti i costi non è un elemento vincolante per fare di un disco un buon disco: "Call To Arms" ne è una prova oggettiva. E non ci vengano a raccontare che questo è il miglior lavoro di sempre dei Saxon, perché se così fosse, il gruppo sarebbe morto e sepolto da almeno tre lustri.





01.Hammer Of The Gods
02.Back In 79
03.Surviving Against The Odds
04.Mists Of Avalon
05.Call To Arms
06.Chasing The Bullet
07.Afterburner
08.When Doomsday Comes (Hybrid Theory)
09.No Rest For The Wicked
10.Ballad Of The Working Man
11.Call To Arms – Orchestral Version

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