“Animalia è la società odierna, bulimica di immagini, dove l’unica via di sopravvivenza rimane rinchiudersi in solitudine all’interno di un’egomania sfrenata, abbandonandosi ad ammaliare sé stessi davanti ad uno specchio, con la propria immagine trasfigurata, in cancrena.”

Con questa affascinante premessa si apre la press note dedicata all’EP di esordio di questo terzetto tutto italiano, e mi duole davvero dire che se solo la metà di quel fascino avesse trovato pieno riscontro nella musica, allora saremmo stati davvero su un altro pianeta.

Invece, il synth rock proposto dai Lichties è incredibilmente dissonante; badate bene: non intendo quella disarmonia affascinante prodotta da un certo tipo di elettronica, quanto di completa incoerenza nella struttura melodica della canzone, irregolarità francamente inspiegabili nonché difficilmente seguibili, e cambi di registro improvvisi ed eccessivamente brutali. C’è poco o nulla da salvare in questo lavoro della band: non l’industrial all’acqua di rose della conclusiva “Tacchi A Spillo”, non la placida eleganza newave tremendamente emulata su “Ogni Animale” e “Morte Fashion” (dove, a tratti, sembra di sentire un Casto Immanuel pre-sodalizio con Keen – e se consideriamo che neanche il post-sodalizio sia questa gran cosa in fatto di revival ‘80s…) o le chitarre elettriche fuori posto di “Capitalism Kills Love”.

A chiudere il tutto, un’interpretazione vocale non convincente sino in fondo ed un artwork decisamente rivedibile. Come unico elemento positivo si segnala una produzione assai apprezzabile, ma è davvero ininfluente se il lucido non copre uno strato di vernice bello spesso ed uniforme.

Non c’è molto altro da aggiungere, direi quindi che è davvero il caso di concludere asserendo che, purtroppo, di strada qui ce n’è ancora da fare. Parecchia.