Avevamo lasciato il cantautore inglese Patrick Wolf due anni fa con la prima metà discografica di un ambizioso progetto discografico dal titolo di “The Battle”, ovvero quel “The Bachelor” che stupì più o meno chiunque per fantasia, arditezza, energia ed ispirazione. Attendavamo Patrick con la seconda e conclusiva metà dell’opera l’anno scorso, ma molte cose sono successe nell’ultimo anno, e “The Conqueror”, sotto la forma più volte dichiarata dal suo autore, non ha mai visto la luce. Innanzitutto, c’è stato il passaggio sotto le potenti ali protettrici di una major discografica (la Hideout Recordings è una controllata di Mercury), e, quindi, una totale ridefinizione dell’intero disco una volta conosciuto come “The Conqueror”, con una gestazione complessa a cavallo tra la Spagna e New York, ed il tutto per arrivare a quello che oggi conosciamo come “Lupercalia” (il rito di fertilità che si celebrava nell’antichità attorno alla data di S.Valentino).
Nelle intenzioni, l’opera grossomodo non è cambiata: “Lupercalia”, difatti, si scontra pesantemente con la disperazione che pregna lo scorso inciso ponendoci un autore innamorato, felice di esserlo, sereno nella sua nuova condizione e, quindi, pienamente conquistato. E’ importante fare questa precisazione dei fatti privati dell’artista, perché quello che vi attende su “Lupercalia” è un viaggio nel pop più luminoso possibile, un candore perfettamente rappresentato nella cover del disco e che si manifesta sin da subito sul primo singolo “The City” posto in apertura, dove ritmi disco ‘80s alla Abba vengono resi irriverenti da un sassofono, o come nel calypso che abbraccia in modo magnifico e naturale l’orchestra sulla più contemplativa “House”. Ancora, non si può non rimanere incantati dall’arpa che governa la melodia scanzonata di “Bermondsey Street”, la stessa che ci guida nel valzer notturno e fiabesco di “The Days”, oppure dall’esplosione glam della baraonda di ottoni ed archi che conclude “The Future”, o dai violini che colorano il mid-tempo di “Time Of My Life” di intense emozioni, in un arrangiamento a firma Fiona Brice che non può davvero lasciare indifferenti. Già, perché se c’è una certezza che vi assalirà al termine della conclusiva “The Falcons” (stessa melodia dell’incipit di “The City”, ma sviluppo totalmente diverso) è il gusto squisito di Patrick Wolf per la composizione, la superba maestria dell’arrangiamento, la classe infinita sprigionata da ogni singola nota di ogni singolo brano di questo quinto inciso in studio del cantautore inglese.
Tuttavia, qual è il prezzo che noi ascoltatori dobbiamo pagare per la felicità di Patrick Wolf? Ebbene, certamente Patrick ha perso in ecletticità: bisogna scordarsi quell’unica miscela di suoni industrial, di glam polp e folk celtico che animava in modo vibrante la musica del precedente “The Bachelor” in favore di una musica più lineare, facile…in una parola: pop (sì, il pastiche del delirante intermezzo dedicato al fidanzato “William” e l’anima più elettronica di “Together” non contano, perché comunque assai lontani dal travolgente caos a cui il Nostro ci aveva abituato). Secondariamente, una certa stucchevolezza lirica che, in un certo qual senso, è un inedito (in negativo) per Wolf.
Tuttavia, se pensate che questo possa essere un album scontatamente zuccheroso e banale, vi sbagliate di grosso: c’è tanta di quell’attenzione e di cura in quest’opera discografica, da zittire e banalizzare titoli che si fanno vanto di essere portatori di messaggi musicali assai più blasonati. “Lupercalia” è, semplicemente, una perfetta manifestazione discografica di uomo messo a nudo di fronte alla sua serenità, un ulteriore passo in un cammino artistico ed umano che non si è mai arrestato. Quindi, dopo il nero di “Wind In The Wires” contrapposto al colore di “The Magic Position”, è giusto che alla disperata rassegnazione di “The Bachelor” si contrapponga l’abbagliante felicità di “Lupercalia”. E ci si chiede cosa in futuro possa riservarci Patrick Wolf, perché si ha la perniciosa sensazione che questo artista possa davvero fare tutto quello che gli passa per la mente, sicuro di essere sempre convincente. Una maturità conquistata con fatica e nel tempo, ma che sta portando a risultati assai soddisfacenti.
E se cercate un’opera discografica che possa riappacificarvi col mondo della musica, sappiate che con l’ultimo disco di Patrick Wolf con la musica ci farete l’amore.
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 16/06/11
01. The City
02. House
03. Bermondsey Street
04. The Future
05. Armistice
06. William
07. Time Of My Life
08. The Days
09. Slow Motion
10. Together
11. The Falcons
02. House
03. Bermondsey Street
04. The Future
05. Armistice
06. William
07. Time Of My Life
08. The Days
09. Slow Motion
10. Together
11. The Falcons
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