Anaal Nathrakh
Passion

2011, FETO Records
Black Metal

Recensione di Lorenzo Brignoli - Pubblicata in data: 20/06/11

Chi conosce gli Anaal Nathrakh, combo extreme metal inglese attivo da ormai tredici anni, concorderà sul fatto che la frase che probabilmente li descrive meglio è stata coniata da essi stessi in passato:

"Anaal Nathrakh was created for one purpose - to be the soundtrack for armageddon, the audial essence of evil, hatred and violence, the true spirit of necro taken to its musical extremes."

Amenità (è il caso di dirlo) a parte, a due anni dall’uscita dell’ottimo “In the Constellation of the Black Widow”, che confermava ancora una volta le capacità della band, ecco un nuovo album, intitolato “Passion” manco a dirlo bellicoso, misantropico e feroce come pochi altri nel suo genere. E’ noto ai più che il duo formato da Mick Kenney (per gli amici “Irrumator”) e V.I.T.R.I.O.L. (al secolo Dave Hunt ), non è mai stato particolarmente avvezzo a mutamenti repentini, quanto piuttosto ad una lenta evoluzione, che ha portato all’uso saltuario di ritornelli in clean e breakdown, senza però stravolgere la propria musica (fortunatamente, lasciatemelo dire), mantenendola così inequivocabilmente estrema.

“Passion” non manca di mettere in mostra questi tratti distintivi, mostrandosi aggressivo nel furioso riffing ed evocativo nel cantato pulito del sempre ottimo Hunt. Nel complesso quindi non troviamo molte differenze con quanto prodotto dai nostri in passato; tuttavia se, come stavolta, l’ispirazione accompagna la fase compositiva, in fase di giudizio tutto questo passa in secondo piano, seppur in linea di massima potrebbe costituire un punto a sfavore. Inoltre, per quanto diretto, questo ultimo parto della premiata ditta Kenney – Hunt cresce ascolto dopo ascolto e rivela tutta la propria qualità; infatti, nonostante una struttura nel complesso monolitica, l’album non annoia e, anzi, mette in fila una dietro l’altra canzoni di alto livello, tra le quali spiccano “Volenti Non Fit Iniuria”, ”Who Thinks Of The Executioner “ e “Paragon Pariah”, che ci trasportano da momenti di estrema violenza ad altri in cui emerge l’attitudine più drammatica e sofferente dei nostri, come ad esempio in “Tod Huetet Uebel”, peraltro una delle meno immediate all’ascolto assieme alla seconda traccia, “Drug Fucking Abomination”, apparentemente troppo lunga per essere una canzone degli inglesi ma che riesce a svilupparsi egregiamente in tutta la sua durata.

Onestamente non c’è molto altro da aggiungere, del resto quando si ascolta un disco degli Anaal Nathrakh si sa cosa aspettarsi, compreso il fatto di non trovare le lyrics nel libretto (ad eccezione di quelle della sopracitata “Tod Huetet Uebel”, peraltro cantata dal guest d’occasione, Rainer Landfermann) e “Passion” è qui a dimostrarcelo: tutte le peculiarità dei nostri sono presenti e ben miscelate da un’ispirazione che fortunatamente continua di anno in anno e, fin quando questa durerà, la valutazione non potrà che essere ampiamente positiva.



01. Volenti Non Fit Iniuria

02. Drug Fucking Abomination

03. Post Traumatic Stress Euphoria

04. Le Diabolique Est l’ami du Simple

05. Locus of Damnation

06. Tod Huetet Uebel

07. Paragon Pariah

08. Who Thinks of the Executioner

09. Ashes Screaming Silence

10. Portrait of the Artist

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