Dai un'occhiata all'artwork di questo disco e pensi di trovarti di fronte all'ennesima new sensation del gothic metal nordeuropeo con voce femminile. Niente di più sbagliato: cliché iconografici a parte, gli Aaron's Agony sono una realtà 100% italiana di recente formazione, devota alle forme più melodiche del metalcore di scuola americana e basta guardare una loro foto promozionale, laccata e “fighetta” al punto giusto, per rendersene conto.

Vicini nello spirito a nomi del calibro di A Day to Remember e Atreyu (d'altronde il disco qui recensito è stato masterizzato da Alan Douches, già al lavoro per queste due band), i Nostri ci propongono, grazie ai dodici brani contenuti nel loro album d'esordio, una formula già sfruttata a dovere dalle formazioni sopracitate e da tanti altri portabandiera di quello che, alla fine dei conti, rimane uno dei generi “estremi” più trendy dell'ultimo decennio. Niente sorprese in questo “Lost Inside Myself”, dunque, ma tanti passaggi melodici alternati a sezioni più violente e tirate dove la voce si fa aggressiva e le chitarre tentano di sfondare gli amplificatori del nostro stereo, spesso con risultati alquanto deludenti, come vuole la tradizione inaugurata da quella frangia del metalcore in costante fase di stallo.

Ad appesantire la resa già traballante di queste composizioni interviene una voce, quella di Eros Pedone, palesemente impacciata e impossibilitata a sostenere i numerosi cambi di registro richiesti dai brani: mediocre nei passaggi gutturali, semplicemente sgraziata nelle parti clean (e, come se non bastasse, la pronuncia inglese è piuttosto discutibile). Non bastano nemmeno gli inserti punk rock a movimentare la situazione, gli Aaron's Agony sono come un leone che vorrebbe tanto ruggire, ma non fa altro che produrre flebili miagolii. Bocciati su tutta la linea.