I The Pythons – come si legge nella biografia - nascono nel 2000 e da dieci anni continuano a proporre un granitico rock and roll che trova il suo punto di forza nella compattezza degli arrangiamenti, nella potenza dei riff e nell’efficacia delle melodie.
La descrizione non mente e a sei anni dal debutto a tinte romantiche “Never Enough” (uscito sotto Valery Records nel 2005) la rock band di Milano torna in pista con "Liar", il cui iniziale titolo sarebbe dovuto essere "Rockstrictor", un avvincente disco che conferma le radici classic rock oriented del gruppo e dall'altra ne svela l’evoluzione attraverso un sound più moderno. Il nuovo lavoro, infatti, anche grazie alla varietà di intenti rappresenta un grosso passo avanti dal punto di vista stilistico, compositivo e di arrangiamento della band, che si allontana in parte dal sound hard rock dei vecchi lavori e muove verso una risolutiva contaminazione che fiorisce e si manifesta brano dopo brano. Il disco dal flavour ottantiano viaggia a corrente alternata specchiandosi nel mordace dinamismo delle 12 tracce che chiudono le spire sull’ascoltatore come un boa sulla preda. L’opener, "All In" e "Constrictor" (top song per chi scrive) spiccano senza fare un torto al restante e più che valido lavoro.
“Liar” nel complesso presenta una struttura abbastanza varia e un groove più che convincente; il gusto per la melodia, la sezione ritmica efficace, il buon drumming e l’affinità delle chitarre giocano un ruolo decisivo per la riuscita del disco che scorre con piacere e senza annoiare. Se fossi in voi terrei d’occhio i The Pythons, non si sa mai.