Sepultura
Kairos

2011, Nuclear Blast
Thrash

Un disco non all'altezza dei Sepultura. L'ennesimo...
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 01/07/11

Brutte notizie dal Brasile in questo 2011. Da cose tremendamente più serie come gli scontri diplomatici per l'affaire Cesare Battisti, a temi più leggeri come la musica, dal paese famoso per le spiagge, il calcio, l'invincibile nazionale di volley, il samba, le favelas e il tanga, non giunge niente di buono. Infatti tra le eccellenze brasiliane vanno annoverati anche i Sepultura, band originaria di Belo Horizonte e con un peso specifico notevole nel panorama della musica metal.

Conosciamo tutti le vicende legate alla formazione: lo split con Max Cavalera, il cambio di vocalist, una serie di album non all'altezza, l'abbandono del secondo fratello Cavalera, il batterista Igor, voci di reunion che si rincorrono e smentiscono velocemente tra mezze dichiarazioni e video di risposta su YouTube... Insomma, ultimamente sul fronte brasiliano molte più chiacchiere che sostanza, eccezion fatta per il precedente "A-Lex", un album non strabiliante ma coraggioso, in cui i nostri sembravano aver dato a fondo a tutte le risorse per poter ritornare a pensare ai Sepultura come una band di qualità, finalmente riemersa da un buco nero sconcertante. Evidentemente le risorse spese per "A-Lex", album molto strutturato e vario, sono state così importanti da non riuscire a continuare sulla stessa strada. Il serbatoio delle idee ha la spia rossa accesa e in “Kairos” si sente eccome.

Ora i più scafati si chiederanno chi è uscito vincitore tra “Inflikted” dei Cavalera Conspiracy e il presente “Kairos”. Beh diciamo che se Atene piange, Sparta non ride. Brutto il disco dei fratelli, non sufficiente l'album dei Sepultura. Forse questi ultimi la spunterebbero di qualche centimetro in un ipotetico arrivo in volata, ma, sinceramente, poca roba. In soldoni “Kairos” è il negativo di “A-Lex”, un disco abbastanza monotono, in cui si rincorrono idee e assoli che Andreas Kisser suonava quando ancora molti di noi potevano esimersi dal radersi di tanto in tanto. Il solito thrash/core tutta sostanza (nell'accezione negativa del termine), con qualche buono spunto (“Just One Fix”, Dialog” e “Mask”), piccoli tentativi di variare un po' il tema (vedi “Structure Violence”), accelerazioni scolastiche e break prevedibili. A tutto questo aggiungiamo la prova del gigantesco cantante Derrick Green, per carità simpatico finché vogliamo (leggi l'intervista di due anni fa), ma a cui manca sempre qualcosa per convincere appieno e il lavoro accademico di Jean Dolabella alla batteria. Insomma, nemmeno singolarmente i nostri si distinguono particolarmente. Ah, il buon bassista Paulo JR, diventato ora “Destructor”, non pervenuto.

Peccato, se con “A-Lex” i Sepultura avevano compiuto un bel passo avanti, con “Kairos” ne fanno almeno due indietro. Ad aggiungere colore al passo falso arriva poi il concept del disco, basato sul tempo, non quello normale che scorre inesorabile, ma sul tempo in cui accade qualcosa di buono, di eccezionale... Non proprio quello che ne esce dall'ascolto. Che dire per concludere, qui non si tratta, come suggerito da alcuni, della mancanza dei due Cavalera, già alle prese con la loro musica ormai trita e ritrita. Due musicisti in crisi artistica non potrebbero certamente aiutarne altrettanti, gli odierni Sepultura, fermi davanti alle medesime difficoltà. Probabilmente la spiegazione è una sola, il tempo, non quello a cui si fa riferimento in “Kairos”, ma al tempo “vero”. Probabilmente i nostri, e non solo, hanno fatto il loro tempo e sarebbe ora di prenderne atto.



01.Spectrum

02. Kairos

03.Relentless

04.2011

05.Just One Fix (Ministry cover)

06.Dialog

07.Mask

08.1433

09.Seethe

10.Born Strong

11.Embrace the Storm    

12.5772

13.No One Will Stand

14.Structure Violence (Azzes)    

15.4648

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