Salvo Lazzara - Pensiero Nomade
Materia E Memoria

2010, Dodicilune Records
New Age

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 08/07/11

Si può scrivere un album new age basandosi sulla chitarra elettrica? La risposta è certamente affermativa, quando si ascolta l’opera solista del guitar hero romano Salvo Lazzara. Giunto al terzo inciso discografico come “Pensiero Nomade”, “Materia E Memoria” riesce perfettamente nell’intento di mischiare influenze apparentemente inconciliabili.

Stiamo, difatti, parlando di un album di estremo confine, in cui sono chiaramente identificabili i singoli ingredienti, ma il cui piatto finale risultante è di difficile definizione.
Per capirci: Lazzara è un chitarrista certamente prog rock, con una forte vena ‘70s a pulsare sangue psichedelico nelle sue vene; tuttavia, anziché produrre il classico disco di virtuosismo tecnico spesso emotivamente sterile, il Nostro innesta la sua chitarra…meglio: quasi la nasconde a fronte di un tappeto elettronico e tribaleggiante di chiara impronta new age.
E’ in questo modo che nascono brani come “L’Abbandono”, dove un inizio quasi fairy folk si trasforma lentamente, su un coro indiano, in un brano estremamente tribale, oppure l’iniziale “Alla Deriva”, dove la tromba dona un forte senso di desolazione blues sulla classica elettronica spaziale d’ambiente, la stessa tromba che ritroviamo, con la stessa identica infusione jazz, sulla title-track, brano estremamente pregevole dove in lontananza, quasi inavvertibile ma comunque tangibile, sentiamo una chitarra elettrica letteralmente impazzita, che inveisce e si agita inutilmente, completamente ignorata da un cristallino pianoforte.
E’ davvero strano arrivare ad affermare, quando si scrive della musica di un chitarrista, che la chitarra non è davvero importante ai fini della buona riuscita del disco, ma è decisamente quello che accade qui, dove – “Senza Radici” a parte – sono sempre gli altri elementi sonori ad arrivare prima della sei corde, e questo, badate bene, è un deciso pregio, poiché manifesto di una composizione orientata alla canzone, e non al proprio ego di musicista.

E’ certamente un’opera pregevole questo disco, estremamente ben suonato, prodotto e, in linea generale, curato. Ha un unico, grande, difetto: il suo scarso potere di convincimento. Nonostante l’album mischi sapientemente elettronica, jazz e progressive rock, il risultato finale è comunque il classico lavoro coraggioso che finisce con l’essere “per pochi e decisamente non per tutti”; in particolare, coloro che hanno una naturale predisposizione alla musica d’ambiente si troveranno estremamente a loro agio con la musica di Lazzara, poiché essa nasconde quel brivido chitarristico decisamente inedito ed in grado di infiammare la passione in chi saprà ascoltare il disco con le giuste orecchie.
Ma chi non si vorrà sintonizzare sulle frequenze di questo inciso, non ne troverà la minima soddisfazione, tanto più che l’opera, per quanto pregevole e variegata nelle influenze, non è così dinamica come ci si potrebbe aspettare.




01. Alla Deriva
02. L’Abbandono
03. Forse Altrove
04. Nella Corrente
05. Il Vuoto Necessario
06. Di Nuovo Quiete
07. Materia E Memoria
08. Dolcezza Del Tempo
09. Senza Radici
10. Lontano Da Casa
11. Il Senso Delle Cose
12. Mentre Tutto Cambia

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