Edible Woman
Nation

2013, Santeria
Psychedelic Rock

Recensione di Chiara Frizza - Pubblicata in data: 20/02/13

Ritornano sotto le luci dei riflettori i nostrani Edible Woman, dopo il fortunato “Everywhere At Once” del 2010, e lo fanno con questo “Nation”, in uscita venerdì 22. Quarto lavoro in studio, registrato in presa diretta ai Vacuum Studio di Bologna ed distribuito da Audioglobe (Italia) e dall’etichetta inglese Rough Trade (UK) che si occupa della distribuzione internazionale, è un ritorno all’insegna della transizione. Sembra essere questa la parola chiave dell’album, almeno secondo quanto espresso dalla band stessa attraverso le pagine del proprio sito internet:

NATION è un disco che cerca di fotografare il momento esatto in cui qualcosa sta per esplodere. Parla della fine di un modo di vivere e di analizzare la realtà, nell’attesa di nuovi e alternativi modi di pensarsi e relazionarsi col mondo al di là dei propri personali confini.

Ed effettivamente, dopo l’inizio in sordina di “Heavy Skull”, tra sonorità post-punk squisitamente anni ’80 (“Psychic Surgery”, “A Hate Supreme”) ,melodie che ricordano il David Bowie di “Heroes”  l’esplosione arriva a metà del full-length, con l’industrial violento e inaspettato della quinta traccia, “Cancer”:  se ci si aspetta una cesura con il tono ovattato della prima parte dell’album, ecco che invece il suono che contraddistingue i brani successivi riprende ciò che ha lasciato. Tornano le influenze dei mitici 80s, questa volta nella title-track “Nation” che strizza l’occhio ai Joy Division, ma le sperimentazioni continuano con il crescendo ruvido e ossessivo di “Call Of The West/Black Merda”, i toni soffusi di “The Action Whirlpool” e il tono folk/psychedelic della conclusiva “Will”, il cui punto di forza sta nella semplicità della melodia e nell’uso della chitarra acustica, sostituita poi sul finale dalla distorsione elettrica.

Il concept sviluppato dalla band come filo conduttore dell’album è supportato dalla struttura del disco stesso, un fluire omogeneo di sonorità interrotte da sperimentazioni più violente e inattese, quasi a simboleggiare quel cambiamento, quell’interruzione tra qualcosa che già si conosce  e qualcosa di nuovo e inesplorato, ancora da inquadrare e mettere bene a fuoco e quindi solo lambito in parte. E’ un lavoro interessante, da questo punto di vista; quello che invece non convince veramente sono i continui echi anni ’70-’80, i richiami a stili ormai tanto noti e riconoscibili da rendere la loro ripresa quasi stucchevole, oltre che a depersonalizzare questa produzione. Un peccato, perché la proposta degli Edible Woman è apprezzabile e cattura l’attenzione in più punti (“Safe And Sound” è probabilmente uno dei brani migliori, insieme alle già citate “A Hate Supreme” e “Cancer”) ma distrae nel ritorno alle tinte oscure già esplorate decadi fa.



01. Heavy Skull
02. Safe and Sound
03. Psychic Surgery
04. A Hate Supreme
05. Cancer  
06. Money For Gold
07. Nation
08. Call Of The West / Black Merda
09. The Action Whirlpool
10. Will

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