Aprono il loro secondo disco in studio con la cover di “Six By Six” di Earl Van Dyke per ribadire con fierezza il loro forte ascendente Motown, ma con “Banana Split” i pugliesi Rekkiabilly non fanno che confermare come le radici della band siano soprattutto nello swing e nel jazz, occasionalmente sporcato di rock ‘n’roll - certo – comunque mai eccessivamente invasivo e preponderante.
Formalmente, il disco è oltremodo perfetto nel suo incedere anacronista. Non aspettatevi, difatti, di trovare delle sorprese lungo l’ascolto di questo “Banana Split”, opera in cui tutto si piega ad un surfin’ tarantiniano (“Questo E’ Il Rock’n’Roll”) che va a braccetto con uno swing jazzato discretamente indiavolato (“Sisma”, “Lulù Swing”), ed in cui il massimo dell’esotico è il country di “Il Compare”, l’incedere marziale della titletrack o l’atmosfera easy della ghost track che rimanda, con la mente, a certe sperimentazioni jazz della Yoko Kanno al lavoro per l’iconico “Cowboy Bepop”.
Allo stesso modo, tuttavia, questa perfetta aderenza ad un modello musicale oltremodo noto, battuto poi percorrendo strade che non riservano alcuna sorpresa musicale, è anche il limite più grande di una band che, per quanto capace, non saprà mai andare oltre l’apprezzamento di orecchie già rodate ed allenate, orecchie che manifestano apertamente un’estrema fame di swing e che questa “Banana Split” saprà oltremodo saziare a dovere. Per tutti gli altri, invece, ci vuole il tiramisù, o l’affogato di gianduia, o la crostata di frutta, o la meringata, o…