The Brian Jonestown Massacre
Methodrone

1995, Bomp! Records
Psychedelic Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 16/08/11

Per carità, drogarsi fa male. Vogliamo dirlo in anticipo, per sciacquare un attimo la coscienza, visto che si parla di Methodrone e sarà difficile spiegare come tutto questo possa aver preso vita senza fare la premessa: "erano drogati come cavalli". Le chitarre ronzano, le ritmiche incalzano né troppo veloce né troppo piano, la velocità giusta per dondolarsi presi da un annebbiamento cullante. Chissà poi perchè lo stesso titolo dell'album nasca un gioco di parole originato da "Methadone", sostanza della famiglia degli oppiacei; sarà un caso.

Le chitarre registrate e riprodotte al contrario aprono "Evergreen" dispiegando con distaccata dolcezza il duo vocale maschio-femmina dal sapore My Bloody Valentine mentre i droni chitarristici sottostanti sembrano riprodurre una "Heroes" di Bowie (uno dei miti del leader della band, Anton Newcombe). La sensazione cullante cede al ritmo circolare degli accodi di "Wisdom", molto più legata a una psichedelia a cavallo tra '60 e '70 nell'arrangiamento e nello stile, sembra nata per accompagnare ambienti fumosi e multicolore. I Brian Jonestown Massacre con i due pezzi d'apertura spalancano i sensi verso tutte le allucinazioni di chi suona con inerzia e abbandono,  l'effetto trasmesso anestetizza la mente pur attraverso composizioni dalla struttura riconoscibile e lineare. In buona parte le sonorità permangono sullo stesso piano per tutta la durata del disco, l'impressione sarà quella di un unico trip ogni volta ravvivato da passaggi piuttosto orecchiabili.

Alcuni dei pezzi in scaletta brillano particolarmente nel panorama della neo-psychedelia e per questo vale la pena soffermarcisi sopra. Certamente fra questi abbiamo "She Made Me", uno dei singoli estratti, superba per le scelte sonore: le chitarre elettriche pulsano a tempi alienanti, sospese sulla voce quasi dimessa di Newcombe. Il risultato entra nelle vene. "Hyperventilation" è invece l'episodio più allucinante: un parlato su sfondo sfrigolante in pieno stile Spacemen 3; dopo nove e passa minuti fra ritmiche ossessive e rumorismi vari difficilmente se ne esce sani. La semplicissima "I Love You", poi, riesce a esser romantica a modo suo pizzicando solo due accordi. A Newcombe e soci riesce anche il miracolo in due occasioni: "End Of The Day" contrappone una straziante e disperata strofa di feedback e archi per poi sbocciare con la leggerezza purificante di una preghiera; ma l'acme di tutto l'album è, a nostro parere, l'imponente sinfonia psichedelica di "She's Gone", dagli aromi arabeggianti.

L'anno era il 1995, ma sembra un dettaglio irrilevante per questo disco per molti versi anacronistico e singolare, anche all'interno della stessa produzione dei Nostri. Già dalla pubblicazione successiva i BJM lasceranno da parte le chitarre incandescenti per dedicarsi a una musica psichedelica molto più naif. Ciò che rende "Methodrone" così interessante è proprio quell'unicità di suono, che pare sguinzagliata dalla mente galoppante di qualche hippie, lasciando da parte mode e tendenze: una vera esperienza sensoriale.



01. Evergreen
02. Wisdom
03. Crushed
04. That Girl Suicide
05. Wasted
06. Everyone Says
07. Short Wave
08. She Made Me
09. Hyperventilation
10. Records
11. I Love You
12. End Of The Day
13. Outback
14. She's Gone
15. Untitled (Methodrone)

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